Grazie ai notevoli progressi della medicina oncologica, un numero crescente di bambini riesce oggi a sconfiggere il cancro. Tuttavia, è fondamentale comprendere che, anche a distanza di decenni dalla conclusione dei trattamenti, i rischi per la salute possono persistere per questi individui. Una nuova ricerca condotta attraverso un ampio studio di registro ha portato alla luce un dato significativo: le persone che hanno superato un cancro infantile presentano un rischio elevato di sviluppare una forma grave di COVID-19, persino molti anni dopo la loro diagnosi iniziale.

COVID-19 e sopravvissuti al cancro infantile: un rischio persistente
Per approfondire l’impatto della pandemia di COVID-19 su questa specifica popolazione, un team di ricercatori ha condotto uno studio dettagliato che ha coinvolto i sopravvissuti al cancro infantile in Svezia e Danimarca. La coorte dello studio era imponente, includendo oltre 13.000 individui a cui era stato diagnosticato un cancro prima del compimento dei 20 anni e che avevano almeno 20 anni all’inizio della pandemia.
Per garantire un confronto scientificamente valido, questi soggetti sono stati attentamente confrontati con due gruppi di controllo: i loro fratelli e sorelle, e individui selezionati casualmente dalla popolazione generale che corrispondevano per sesso e anno di nascita. Questa metodologia ha permesso di isolare l’effetto specifico del pregresso cancro infantile.

I risultati di questo studio hanno rivelato un quadro complesso e di grande rilevanza clinica. Sorprendentemente, i sopravvissuti al cancro infantile hanno mostrato un rischio inferiore di contrarre l’infezione da COVID-19 rispetto ai gruppi di controllo. Tuttavia, nel caso in cui venissero contagiati, la situazione si invertiva drasticamente: avevano il 58% di probabilità in più di sviluppare una forma grave della malattia.
La gravità del COVID-19 in questo studio è stata rigorosamente definita come la necessità di cure ospedaliere, il ricorso alla terapia intensiva, o purtroppo, il decesso correlato all’infezione. Questi dati sottolineano l’importanza di monitorare attentamente i sopravvissuti al cancro in età pediatrica e di considerare strategie vaccinali e preventive mirate per questa popolazione vulnerabile.
Varianti virali e strategie di contenimento: l’impatto sul rischio
Le variazioni nel rischio di sviluppare un COVID-19 grave sono state particolarmente accentuate durante i periodi caratterizzati da un’elevata trasmissione del virus. Questo è stato evidente, ad esempio, durante la rapida diffusione di nuove varianti virali come la Alfa e la Omicron, che hanno causato ondate significative di infezioni.

Un altro fattore determinante emerso dallo studio è stato il ruolo delle strategie di gestione della pandemia adottate dai diversi paesi. In Svezia, dove l’approccio alla pandemia si è basato prevalentemente su raccomandazioni piuttosto che su restrizioni rigorose, l’aumento del rischio di COVID-19 grave per i sopravvissuti al cancro infantile è risultato maggiore.
In netto contrasto con l’esperienza svedese, la Danimarca ha adottato un approccio differente nella gestione della pandemia di COVID-19, implementando misure di contenimento tempestive e decisamente più rigorose. Questo ha incluso, ad esempio, lockdown più severi, restrizioni sulla mobilità e programmi di tracciamento dei contatti più aggressivi. Il risultato osservato nello studio è stato un incremento del rischio meno pronunciato per i sopravvissuti al cancro infantile in Danimarca, suggerendo un effetto protettivo delle politiche adottate.
Questa disparità tra i due paesi non è un dettaglio marginale; al contrario, essa sottolinea in modo critico come le politiche sanitarie pubbliche e la loro effettiva adozione giochino un ruolo fondamentale. La loro capacità di attenuare la trasmissione virale e, di conseguenza, di ridurre l’esposizione al patogeno, ha un impatto significativo sulla protezione delle popolazioni più vulnerabili.

Questo è particolarmente vero per individui con condizioni di salute pregresse a lungo termine, come i sopravvissuti al cancro infantile, la cui risposta immunitaria o le cui riserve fisiologiche potrebbero essere compromesse. La lezione che emerge è chiara: interventi decisi e coordinati a livello nazionale possono fare la differenza nella salvaguardia della salute dei cittadini più fragili durante una crisi sanitaria.
Strategie di prevenzione e protezione specifica
I risultati dello studio evidenziano un’importante implicazione per la salute pubblica: le persone sopravvissute al cancro infantile dovrebbero essere considerate un gruppo a rischio elevato non solo per l’attuale pandemia di COVID-19, ma anche in previsione di future pandemie o altre crisi sanitarie. Questa conclusione, come afferma Javier Louro, ricercatore e primo autore dello studio, suggerisce la necessità di un approccio proattivo e mirato per la protezione di questa popolazione vulnerabile.
Considerare i sopravvissuti al cancro in età pediatrica come un gruppo a rischio implica la messa in atto di misure preventive e protettive specifiche. Questo potrebbe tradursi nella prioritizzazione della vaccinazione per questi individui, garantendo loro un accesso anticipato e facilitato ai vaccini disponibili, anche prima della popolazione generale. L’obiettivo sarebbe quello di costruire una barriera immunitaria più robusta e tempestiva, riducendo le probabilità di infezione grave.

Inoltre, durante i periodi di elevata trasmissione di patogeni, come le ondate epidemiche o le emergenze sanitarie, potrebbe essere necessario offrire a questi soggetti una protezione speciale. Questo potrebbe includere raccomandazioni più stringenti sul distanziamento sociale, l’uso di dispositivi di protezione individuale di qualità superiore, o la priorità nell’accesso a test diagnostici e trattamenti specifici.
L’intento è di mitigare il rischio di esposizione e, di conseguenza, la probabilità di sviluppare forme gravi di COVID-19 che potrebbero compromettere ulteriormente la loro già delicata condizione di salute a lungo termine. Questi adattamenti nelle politiche sanitarie pubbliche sono fondamentali per salvaguardare il benessere di chi, pur avendo superato una grave malattia in età pediatrica, continua a vivere con un’eredità di vulnerabilità.
Lo studio è stato pubblicato su The Lancet Regional Health – Europe.