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Scienza

Cancro: batterie “mangia-ossigeno” aiutano ad abbatterlo

Denise Meloni 2 anni fa Commenta! 12
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La ricerca per cure efficaci in grado di contrastare il cancro continua ad andare avanti incrssantemente. Nel corso dei decenni sono stati fatti importanti passi avanti nei trattamenti convenzionali come chirurgia, radioterapia, chemioterapia e farmaci. Ma questi trattamenti, spesso dolorosi e costosi, possono creare fastidiosi effetti collaterali. Le cellule del corpo sane possono essere influenzate negativamente e i tumori sconfitti in un punto possono riapparire altrove.

Le tecnologie più recenti hanno permesso ai medici di impiantare minuscoli sistemi di somministrazione di farmaci nel tessuto corporeo che colpiscono più precisamente le aree infette. Ma i problemi con la biocompatibilità e la permeabilità rimangono sfide.

Cancro
in un nuovo studio i ricercatori della fudan university di shanghai hanno proposto un approccio a detta loro migliore per combattere il cancro. Fan zhang e yongyao xia hanno riferito che una batteria auto-caricante impiantabile che consuma ossigeno può azzerare le cellule tumorali e contribuire a ucciderle.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Science Advances.

Batterie “mangia-ossigeno” per il trattamento del cancro: di che cosa si tratta?

Le cellule tumorali hanno generalmente bassi livelli di ossigeno, una condizione nota come ipossia. Questa informazione ha fornito alla medicina un obiettivo chiaro ed importante: progettare un sistema di somministrazione di farmaci che cerchi un ambiente a basso contenuto di ossigeno e integrarlo con farmaci antitumorali.

Cancro

In precedenza, questo approccio aveva avuto un successo limitato a causa di livelli di ipossia inadeguati o irregolari nei tumori solidi. Ma Zhang e Xia hanno affermato che il loro approccio prende di mira l’ambiente della cellula piuttosto che la cellula stessa: “L’uso di dispositivi impiantabili per regolare il microambiente tumorale “in situ” può essere un modo più efficace per la terapia del cancro “, hanno dichiarato gli scienziati.

I ricercatori erano a conoscenza del fatto  che se avessero potuto aumentare il grado di ipossia, un sito tumorale sarebbe stato più facilmente identificabile. Così hanno progettato una batteria di acqua salata auto-caricante in grado di “regolare in modo persistente il contenuto di ossigeno… in un microambiente tumorale “.

La batteria fa parte di un approccio in due fasi per sradicare il cancro. Aumenta e mantiene lo stato di ipossia mentre vengono impiegati farmaci antitumorali progettati per identificare le cellule tumorali nelle regioni a basso contenuto di ossigeno. Limitando l’applicazione del farmaco alle regioni a basso contenuto di ossigeno, l’impatto sulle cellule sane ricche di ossigeno è minimo o nullo.

In un piccolo studio, l’approccio batteria/farmaco ha eliminato completamente il cancro nell’80% dei topi. Secondo Zhang, la batteria può consumare continuamente ossigeno all’interno di una cellula tumorale per più di 14 giorni.

“Questo lavoro è uno studio incrociato tra la tecnologia delle batterie e la bioterapia”, ha detto Xia. “Questo non solo fornisce un nuovo metodo di trattamento per la terapia antitumorale, ma crea anche un precedente per le batterie nelle applicazioni biomediche”.

Gli autori del rapporto affermano che, nonostante i primi risultati impressionanti, sono necessarie ulteriori ricerche. Sebbene nello studio sui topi non siano stati rilevati effetti collaterali gravi , gli standard per gli esseri umani sono più severi. La compatibilità con il tessuto umano deve ancora essere confermata. Ma i ricercatori affermano che la tecnica è molto promettente per l’applicazione in altri dispositivi.

“I componenti della batteria sono biocompatibili, il che riduce al minimo il danno dell’impianto della batteria “, hanno affermato. “Inoltre c’è un grande potenziale per sviluppare altri dispositivi terapeutici, come l’elettrochemiluminescenza, i dispositivi indossabili, le terapie interventistiche, la regolazione del microambiente infiammatorio e la stimolazione elettrica del nervo”.

In Italia, secondo il Ministero della Salute: “Nel 2019, in Italia, sono stati diagnosticati circa 371.000 nuovi casi di cancro
maligno (196.000 negli uomini e 175.000 nelle donne). Complessivamente in Italia ogni giorno circa 1.000 persone ricevono una nuova diagnosi di tumore maligno.
Le 5 neoplasie più frequenti, nel 2019, nella popolazione sono quelle della mammella (53.500 nuovi casi), colon-retto (49.000), polmone (42.500), prostata (37.000) e vescica (29.700).

Escludendo i tumori della cute (non melanomi), negli uomini prevale il cancro della prostata che rappresenta il 19% di tutti i tumori diagnosticati; seguono il tumore del polmone (15%), il tumore
del colon-retto (14%), della vescica (12%) e dello stomaco (4%). Tra le donne il cancro della mammella rappresenta il 30% delle neoplasie femminili, seguito da colon-retto (12%), polmone
(12%), tiroide (5%) e corpo dell’utero (5%).

Cancro

L’incidenza è influenzata, oltre che dal genere, anche dall’età. Nei maschi giovani, il cancro più frequente è rappresentato dal cancro del testicolo, raro negli anziani; a seguire melanomi, tumore della tiroide, linfoma non-Hodgkin, tumore del colon-retto.

Nella classe 50-69 anni e negli ultrasettantenni il cancro più frequente è quello della prostata, seguono polmone, colon-retto e vescica. Nella classe 50-69, al 5° posto compaiono i tumori delle
vie aerodigestive superiori, mentre il tumore dello stomaco è appannaggio delle persone molto anziane.

Nelle femmine, invece, il cancro della mammella rappresenta la neoplasia più frequente in tutte le classi di età, sebbene con percentuali diverse (40% nelle giovani vs 22% nelle anziane). Nelle
donne giovani a seguire compaiono i tumori della tiroide, melanomi, colon-retto e cervice uterina. Nella classe intermedia seguono i tumori di colon-retto, polmone e corpo dell’utero, tiroide, mentre
nelle anziane seguono i tumori di colon-retto, polmone, pancreas e stomaco”.

Il Professor Marco Maria Lirici ha dichiarato, rispetto al cancro del polmone: “I tumori maligni del polmone rappresentano la seconda neoplasia più frequente negli uomini (15%) e la terza nelle donne (6%). Se combiniamo la incidenza nei due sessi abbiamo la neoplasia maligna più diffusa in assoluto! Conta in Italia circa 41.000 nuove diagnosi stimate per il 2020 con 34.000 decessi e una sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi del 15% per gli uomini e 19% per le donne.

Questo tipo di cancro insorge nel 95% dei casi dalla proliferazione neoplastica delle cellule epiteliali che rivestono bronchi, bronchioli e alveoli. Soltanto il restante 5% dei casi origina dal tessuto neuroendocrino (carcinoide polmonare) o dal tessuto linfatico (linfoma polmonare).

Fattori di rischio riconosciuti sono il fumo di sigaretta responsabile dell’85% dei casi, l’inquinamento atmosferico e l’esposizione combinata ad agenti cancerogeni come asbesto, radon e metalli pesanti.

Anche l’infiammazione cronica comporta un rischio aumentato di cancro al polmone: rientrano tra le condizioni predisponenti la broncopneumopatia cronica ostruttiva, la fibrosi polmonare, il deficit di alfa-1-antitripsina e il pregresso trattamento radioterapico per altri tumori come i linfomi. E’ importante sapere che l’inquinamento ambientale (e con questo intendo riferirmi non solo a quello atmosferico ma anche al fumo passivo permanendo in ambienti dove altre persone fumino) è sicuramente causa favorente la insorgenza di questa gravissima patologia.

Nella pratica clinica i vari tipi istologici di carcinoma del polmone derivati dalle cellule epiteliali possono essere ricondotti a due gruppi principali sulla base della probabilità di sviluppare metastasi e sulla risposta alle terapie disponibili: carcinomi a piccole cellule, SCLC (15%) in genere metastatici con alta risposta iniziale alla chemioterapia e carcinomi non a piccole cellule, NSCLC (85%) meno frequentemente metastatici ma anche meno responsivi al trattamento.

I principali sintomi d’esordio clinico sono la tosse o l’emottisi, il calo ponderale, il dolore toracico e la dispnea. La presenza di manifestazioni come disfonia, disfagia, pericardite presuppongono uno stadio molto avanzato della malattia con invasione delle strutture circostanti.

La diagnosi di partenza si avvale di esami radiologici, principalmente la TC e la PET-TC.  Per ottenere una diagnosi citologica o istologica è necessario, tuttavia, ricorrere ad ulteriori approfondimenti come la broncoscopia, la biopsia percutanea o a cielo aperto (per via toracotomica o toracoscopica), la mediastinoscopia a seconda della localizzazione del cancro.

L’analisi dell’espirato, meglio conosciuta come Pneumo-PIPE, rappresenta una procedura diagnostica innovativa, assolutamente non invasiva e si basa su un dispositivo di campionamento per la raccolta del respiro risultando utile per la diagnosi, il monitoraggio e il follow-up della patologia polmonare. La diagnosi precoce è la chiave di volta per arrivare ad una guarigione e l’arma principale è sicuramente la chirurgia.

Cancro

Purtroppo, ad oggi, solo il 30 % dei tumori polmonari che vengono diagnosticati è passibile di trattamento chirurgico e quindi di guarigione. Negli altri casi le terapie (chemioterapia, radioterapia) hanno, purtroppo, minore efficacia se non rivestono solo un ruolo di palliazione.

La chirurgia non ha alcun ruolo o un ruolo solo marginale nel trattamento dei tumori a piccole cellule. Ad oggi, come si è detto, soltanto un numero limitato di casi di NSCLC viene diagnosticato il cancro ad uno stadio precoce tale da consentirne la resezione chirurgica in prima battuta. Gli interventi variano dalle lobectomie polmonari (la asportazione di una sola parte di polmone) alla pneumonectomia (la asportazione di un intero polmone).

Fino a pochi anni fa le lobectomie, che sono gli interventi più diffusi, venivano effettuate a cielo aperto (aprendo il torace dal lato interessato) oggigiorno, nelle mani di chirurghi specializzati in queste tecniche, vengono effettuate mediante toracoscopia, quindi con una procedura mininvasiva sotto guida endoscopica. Nei casi inoperabili, fino allo scorso decennio la chemioterapia rappresentava l’unica chance disponibile per questi pazienti.

La strategia terapeutica è profondamente cambiata negli ultimi anni grazie all’introduzione nel campo dell’oncologia medica dei farmaci a bersaglio molecolare e dell’immunoterapia che possono contribuire nel trattamento neoadiuvante a rendere resecabili i tumori localmente avanzati e nel trattamento adiuvante a ridurre il rischio di recidiva. Allo stadio terminale, il trattamento consiste soltanto nella chemioterapia e/o radioterapia palliativa”.

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