Chi purtroppo viene colpito dal cancro al pancreas ha solo una probabilità di sopravvivenza del 10% circa entro cinque anni dalla diagnosi poiché, secondo studi recenti, tende a diventare resistente alla chemioterapia.
Per cercare sempre nuove soluzioni, gli ingegneri della Purdue University hanno progettato una “macchina del tempo“, capace di osservare il comportamento del cancro al pancreas nel tempo appunto. Questo nuovo approccio potrebbe aiutare i ricercatori ad osservare le dinamiche delle terapie farmacologiche all’interno della neoplasia.
Gli scienziati hanno infatti scoperto che testare potenziali farmaci su più sottotipi di cellule tumorali – piuttosto che su un solo sottotipo di cellula – può rivelare la resistenza ai farmaci che può verificarsi a causa del modo in cui i diversi sottotipi di cancro interagiscono tra loro.
Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla rivista Lab on a Chip della Royal Society of Chemistry .
Cancro al pancreas: cos’è la macchina del tempo
Busmoo Han, professore di ingegneria meccanica e leader del programma Purdue del Purdue Center for Cancer Research , ha dichiarato: “Il processo di scoperta e screening del farmaco ha permesso fi utilizzare un sottotipo di cellula cancerosa e di studiare come un farmaco interagisce con le cellule non cancerose vicine, ma questo potrebbe indurre a sopravvalutare l’efficacia del farmaco stesso. Riducendo il tempo per osservare come le cellule tumorali interagiscono all’interno di un cancro al pancreas, abbiamo scoperto che un sottotipo di cellula cancerosa non solo può essere più resistente ai farmaci degli altri, ma anche le cellule sensibili ai farmaci possono diventare resistenti attraverso l’interazione tra i sottotipi”.
La “macchina del tempo” è un tipo di strumento di laboratorio chiamato dispositivo microfluidico. Questi dispositivi sono piattaforme delle dimensioni di una striscia di gomma, come un chip o un vetrino, dove le cellule tumorali possono essere coltivate in canali di diametro inferiore a un millimetro. Le cellule crescono quindi in un ambiente realistico sulla piattaforma, come in un tubo di collagene che il laboratorio di Han ha creato per imitare il dotto pancreatico.
I dispositivi microfluidici stanno iniziando a diventare più diffusi nel processo di sviluppo dei farmaci perché consentono agli scienziati di testare i farmaci in simulazioni realistiche di un sistema biologico utilizzando campioni di tessuto reale, ma su una scala temporale più rapida rispetto ai modelli animali.
La maggior parte dei dispositivi microfluidici mostra solo una crescita tumorale in fase avanzata. Con il dispositivo di Han, gli scienziati possono caricare linee cellulari da un modello animale o da un paziente prima che si sia verificata la mutazione genetica, consentendo loro di vedere tutte le fasi della progressione del cancro al pancreas.
Sebbene i risultati ottenuti utilizzando dispositivi microfluidici debbano essere convalidati negli esseri umani prima di essere messi in pratica clinica, possono comunque abbreviare il processo di sviluppo del farmaco offrendo nuovi approcci di ricerca.
I risultati del dispositivo di Han evidenziano la necessità di studiare le interazioni tra le cellule tumorali: “Non sono state fatte molte ricerche sul tipo di interazione che avviene all’interno dei tumori, quindi quei meccanismi di resistenza ai farmaci sono stati trascurati“, ha spiegato Han.
Grazie a questi risultati, è già in atto lo sviluppo di nuovi composti farmacologici.