Un innovativo studio clinico, il primo del suo genere a livello globale, avviato a Melbourne, è stato accolto con grande entusiasmo dalla comunità scientifica, venendo definito un potenziale “punto di svolta” nella gestione del cancro al colon. Questa ricerca all’avanguardia, fondata su studi preclinici fondamentali condotti presso il Walter and Eliza Hall Institute (WEHI), si propone di verificare per la prima volta se sia possibile prevedere con accuratezza la risposta di un singolo paziente a specifici farmaci chemioterapici prima ancora dell’inizio del trattamento.

Una nuova era per il trattamento personalizzato del cancro al colon
I risultati promettenti di questo studio clinico potrebbero in futuro rivoluzionare le attuali pratiche terapeutiche per il cancro al colon, attualmente basate su un approccio spesso empirico di “tentativi ed errori”. L’obiettivo finale è quello di sostituire questo modello con una strategia terapeutica più personalizzata e su misura per le caratteristiche uniche del tumore di ciascun paziente. Un tale cambiamento di paradigma avrebbe il potenziale di migliorare significativamente i tassi di sopravvivenza e la qualità della vita delle persone affette da questa neoplasia, evitando la somministrazione di farmaci inefficaci e accelerando l’accesso a trattamenti realmente attivi.
Il cancro all’intestino, termine che include il cancro del colon e il cancro del retto (spesso indicato collettivamente come cancro colorettale), rappresenta una delle principali cause di mortalità per neoplasia a livello mondiale, classificandosi come il secondo tumore più letale.
Nonostante l’elevata curabilità del cancro al colon (fino al 99% di successo terapeutico) se diagnosticato nelle fasi iniziali della malattia, una percentuale allarmantemente bassa di pazienti riceve una diagnosi precoce. Questa criticità è spesso attribuibile all’assenza di sintomi specifici nelle fasi iniziali del tumore, rendendo difficile un intervento terapeutico tempestivo e limitando le opzioni di trattamento più efficaci.
Attualmente, la mancanza di strumenti predittivi affidabili che consentano di anticipare la risposta individuale di un paziente affetto da cancro al colon a specifici farmaci chemioterapici rappresenta una sfida clinica significativa. Di conseguenza, alcuni pazienti possono essere sottoposti a cicli di trattamento con farmaci ai quali il loro tumore è intrinsecamente resistente, con conseguente ritardo nell’accesso a terapie realmente efficaci, progressione della malattia e potenziale aumento della tossicità senza alcun beneficio clinico.

Il nuovo studio clinico, denominato FORECAST-2, si propone di superare questa cruciale limitazione sfruttando il potenziale degli organoidi tumorali. Questi sono delle vere e proprie “mini-cancri” tridimensionali coltivati in laboratorio a partire da campioni di tessuto tumorale prelevati direttamente dal paziente. Essi riproducono in vitro, in modo sorprendentemente fedele, le caratteristiche biologiche e genetiche del tumore originale, inclusa la sua potenziale risposta ai farmaci.
In questa sperimentazione clinica pionieristica a livello mondiale, i ricercatori valuteranno rigorosamente se la risposta farmacologica osservata negli organoidi tumorali coltivati in laboratorio sia in grado di predire con precisione quali farmaci risulteranno efficaci nei pazienti a cui è stato appena diagnosticato un cancro al colon, prima ancora che questi inizino il trattamento chemioterapico standard. Il successo di questo approccio potrebbe inaugurare una nuova era di medicina oncologica personalizzata per il cancro al colon.
Superare il limite del “tentativo ed errore”
Il professor Peter Gibbs, co-responsabile della ricerca, ha sottolineato il potenziale trasformativo della sperimentazione FORECAST-2 nel superare i processi di selezione terapeutica basati sull’empirismo che attualmente guidano le decisioni cliniche per i pazienti affetti da cancro al colon.

“Ogni volta che si somministra a un paziente un trattamento inefficace, si perdono fino a tre mesi preziosi di tempo con una terapia che non produrrà alcun beneficio”, ha spiegato il professor Gibbs, che ricopre anche il ruolo di responsabile della scoperta clinica e della traduzione presso il WEHI e di oncologo medico presso il Western Hospital. Questa perdita di tempo non solo ritarda l’accesso a trattamenti potenzialmente efficaci, ma può anche avere un impatto negativo sulla progressione della malattia e sullo stato generale del paziente.
Il professor Gibbs ha evidenziato la gravità della situazione per una significativa porzione di pazienti affetti da cancro al colon-retto: “Purtroppo, fino al 40% dei pazienti svilupperà stadi avanzati della malattia, che richiederanno un trattamento chemioterapico.” In questo scenario, la scelta accurata della terapia assume un’importanza cruciale. “Dato che ora abbiamo a disposizione numerose opzioni terapeutiche tra cui scegliere, identificare quale di queste terapie somministrare a un paziente avrà in definitiva un impatto notevole sui suoi risultati in termini di salute”, ha aggiunto il professore, sottolineando come la medicina personalizzata possa fare la differenza tra una risposta positiva al trattamento e una progressione inesorabile della malattia.
Il cuore dell’approccio innovativo dello studio FORECAST-2 risiede nell’utilizzo degli organoidi tumorali. Questi “mini-tumori” tridimensionali, di dimensioni paragonabili a un granello di sabbia, sono coltivati in laboratorio a partire da cellule tumorali prelevate direttamente dal tessuto del paziente. La loro peculiarità risiede nella capacità di imitare fedelmente le caratteristiche biologiche e genetiche del cancro originale, inclusa la sua specifica sensibilità ai diversi farmaci chemioterapici.

La tecnica di coltura degli organoidi permette di generare un numero significativo di repliche del tumore del paziente da un singolo campione di tessuto. “Ogni campione di tessuto del paziente può essere utilizzato per coltivare fino a otto organoidi tumorali, che possono poi essere testati con diverse combinazioni di farmaci per determinare il trattamento ottimale per un paziente”, ha spiegato il professor Gibbs. Questo approccio consente di effettuare una sorta di “prova generale” in laboratorio, valutando in vitro la risposta del tumore del paziente a diverse opzioni terapeutiche prima di somministrarle al paziente stesso.
I risultati preliminari della ricerca che ha preceduto lo studio clinico FORECAST-2 sono estremamente incoraggianti. “La nostra ricerca fino a oggi dimostra che se un farmaco non ha alcun effetto sull’organoide, allora questo trattamento non avrà alcun effetto sul paziente”, ha affermato con chiarezza il professor Gibbs. Questa forte correlazione tra la risposta osservata in laboratorio negli organoidi e l’esito clinico nel paziente rappresenta una validazione cruciale del potenziale predittivo di questa tecnologia.
Sapere cosa ha maggiori probabilità di funzionare prima che i pazienti inizino il trattamento inciderebbe in modo significativo sulla loro sopravvivenza e sulla qualità della vita”, ha concluso il professore, sottolineando l’impatto potenzialmente rivoluzionario di questo approccio sulla pratica clinica e sul benessere dei pazienti affetti da cancro al colon.
La validazione iniziale del potenziale predittivo degli organoidi
La sperimentazione clinica FORECAST-2, inizialmente avviata presso il Western Health e il Melbourne Private Hospital, sta progressivamente ampliando la sua portata. Nei prossimi mesi, verranno attivati ulteriori cinque centri sperimentali, a testimonianza del crescente impegno della comunità scientifica e medica nel validare e implementare questo promettente approccio terapeutico personalizzato per il cancro al colon. Questa espansione geografica consentirà di reclutare un numero maggiore di pazienti con diagnosi recente, accelerando la raccolta di dati e la valutazione dell’efficacia predittiva degli organoidi tumorali in questo contesto clinico cruciale.

La sperimentazione FORECAST-2 si basa solidamente sui risultati di uno studio fondamentale condotto dal WEHI (Walter and Eliza Hall Institute), un’istituzione di ricerca biomedica di fama internazionale. Questo studio preclinico pionieristico ha rappresentato la prima validazione a livello globale dell’utilizzo dei test farmacologici condotti su organoidi tumorali come strumento accurato ed affidabile nel processo di selezione del trattamento chemioterapico per il cancro intestinale avanzato. I risultati di questa ricerca iniziale hanno fornito la prova di concetto cruciale per avanzare alla fase clinica con lo studio FORECAST-2.
Lo studio fondamentale condotto dal WEHI ha analizzato la risposta farmacologica di organoidi tumorali, derivati da campioni di tessuto di trenta pazienti affetti da cancro intestinale in stadio avanzato, a diversi farmaci chemioterapici. Le analisi in vitro condotte su questi “mini-tumori” hanno rivelato una notevole accuratezza predittiva. In particolare, i test sugli organoidi sono stati in grado di identificare con una precisione del novanta percento i trattamenti che si sarebbero rivelati inefficaci per il singolo paziente.
Questa elevata capacità di esclusione di terapie non benefiche è di primaria importanza per evitare ritardi nell’implementazione di trattamenti appropriati e per proteggere i pazienti dall’esposizione a effetti collaterali superflui derivanti da farmaci inattivi. Parallelamente, lo studio ha anche dimostrato che i test sugli organoidi possiedono una significativa capacità di prevedere i trattamenti che avrebbero avuto successo nel singolo paziente, raggiungendo una precisione dell’ottantatre percento. Questa abilità nell’identificare in anticipo le terapie con maggiori probabilità di successo è cruciale per indirizzare tempestivamente i pazienti verso le opzioni terapeutiche più promettenti, ottimizzando così le loro possibilità di risposta positiva al trattamento.

Un risultato particolarmente entusiasmante dello studio preclinico è stata l’identificazione di una nuova combinazione di trattamento potenzialmente efficace per due pazienti. Questo risultato è emerso dall’osservazione che gli organoidi di questi pazienti avevano risposto positivamente a una combinazione di due farmaci chemioterapici che non vengono solitamente utilizzati in prima linea per il trattamento del cancro al colon. Questa scoperta sottolinea il potenziale degli organoidi non solo per prevedere la risposta ai farmaci standard, ma anche per identificare nuove strategie terapeutiche inaspettate.
Il nuovo studio clinico FORECAST-2 si propone di valutare se gli incoraggianti risultati ottenuti nella coorte di pazienti con malattia avanzata nello studio preclinico del WEHI possano essere replicati in un contesto clinico differente, ovvero in soggetti a cui è stata diagnosticata la malattia in una fase più precoce. Il professor associato Oliver Sieber, autore corrispondente dello studio originale e responsabile del laboratorio WEHI, ha espresso un forte ottimismo riguardo al potenziale di FORECAST-2 di rappresentare una vera e propria svolta nel futuro della medicina personalizzata per il cancro al colon.
Ogni tumore è unico e richiede un approccio terapeutico personalizzato per ottenere i risultati migliori”, ha affermato con enfasi il professor associato Sieber. La capacità di prevedere la risposta individuale ai farmaci fin dalla diagnosi iniziale rappresenta un passo fondamentale verso questo obiettivo.

Essere in grado di prevedere gli esiti del trattamento nei pazienti a cui è stata appena diagnosticata la malattia ci darà le migliori possibilità di identificare precocemente i trattamenti più promettenti. È un momento incredibilmente emozionante vedere i nostri risultati tradursi in una sperimentazione clinica che speriamo possa cambiare le carte in tavola per i pazienti affetti da tumore al colon in Australia e in tutto il mondo.” Le parole del professor Sieber riflettono l’entusiasmo e la speranza che circondano lo studio FORECAST-2, un’iniziativa che potrebbe segnare un’evoluzione significativa nella cura di una delle neoplasie più diffuse e letali.
Lo studio è stato pubblicato su Wehi brighter together.