Uno studio pubblicato su Nature Communications Earth & Environment e guidato da un team dell’Oregon State University ha fornito numeri allarmanti: tra il 2006 e il 2020, il cambiamento climatico dall’uomo hanno provocato almeno 15.000 morti aggiuntive negli Stati Uniti continentali, a causa dell’esposizione al particolato fine (PM2.5) prodotto dagli incendi boschivi.

La cifra emerge da un’analisi dettagliata che per la prima volta quantifica in modo diretto l’impatto del riscaldamento globale sulla mortalità da inquinamento da incendi.
Il particolato PM2.5, con diametro pari o inferiore a 2,5 micrometri, è così piccolo da penetrare a fondo nei polmoni e raggiungere il flusso sanguigno, causando malattie cardiovascolari e respiratorie.
2020, l’anno nero per il cambiamento climatico mondiale?
Il picco si è registrato nel 2020: solo in quell’anno, il 35% dei decessi attribuiti ai cambiamenti climatici si è verificato in coincidenza con gli storici incendi del Labor Day nel Pacifico nord-occidentale e i vasti roghi in California, Colorado e Arizona.

Nel complesso, 164.000 morti sono state legate al PM2.5 da incendi nel periodo analizzato, ma secondo lo studio almeno 15.000 di queste si sarebbero potute evitare senza l’influenza del cambiamento climatico.
L’impatto economico: 160 miliardi di dollari
Oltre al bilancio umano, lo studio sottolinea anche un impatto economico stimato in 160 miliardi di dollari, tenendo conto dei costi sanitari, della perdita di produttività e del cosiddetto “valore statistico della vita”, ovvero una stima monetaria della riduzione del rischio di morte.
Le aree più colpite sono, prevedibilmente, California, Oregon e Washington, dove la combinazione di siccità, aumento delle temperature e gestione forestale insufficiente ha reso gli incendi sempre più estesi e devastanti.
Un futuro ad alto rischio, non solo cambiamento climatico, ma anche rischio tecnologico
Secondo le proiezioni, entro la metà del secolo la mortalità da fumo di incendi potrebbe aumentare del 50%, con danni economici annui stimati a 244 miliardi di dollari e questo scenario ha profonde implicazioni anche in ambito tecnologico e di innovazione: dalla necessità di sistemi di monitoraggio atmosferico più precisi, fino allo sviluppo di nuove strategie di mitigazione ambientale basate su intelligenza artificiale, modelli climatici predittivi e tecnologie di risposta rapida agli incendi.

“Senza interventi mirati contro i cambiamenti climatici, gli incendi e il particolato fine continueranno ad aumentare. Già oggi, gli incendi rappresentano quasi la metà di tutto il PM2.5 prodotto negli USA e hanno annullato anni di progressi sulla qualità dell’aria”, ha dichiarato Bev Law, professoressa emerita della OSU e coordinatrice dello studio.
Cambiamento climatico: una questione anche di salute pubblica
L’aumento degli incendi legati al cambiamento climatico non è solo una questione ambientale o economica: è anche e soprattutto un problema di salute pubblica. Le correlazioni tra PM2.5 e malattie gravi sono ormai ben documentate, e i dati suggeriscono che, senza una svolta nelle politiche ambientali e nella gestione del territorio, la situazione non potrà che peggiorare.