Hai mai pensato a quanto possa essere complicato per un rifugiato trovare un luogo sicuro non solo da guerre e persecuzioni, ma anche dagli impatti devastanti dei cambiamenti climatici? Andrew Harper, consulente speciale per l’azione sul clima dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), si impegna a proteggere l’ambiente come strumento essenziale per garantire sicurezza a chi è costretto a fuggire dalle proprie case.
La vita nei campi per rifugiati, come quello di Zaatari in Giordania, dimostra quanto sia critica questa missione. Immagina oltre centoventimila persone che vivono in un deserto, dove ogni giorno arrivano migliaia di nuovi rifugiati. Qui, l’UNHCR non solo si occupa delle necessità immediate come cibo e assistenza sanitaria, ma ha anche installato un impianto solare da 12,9 megawatt. Questo non solo fornisce energia pulita, ma migliora la qualità della vita nel campo e nelle aree circostanti.
L’impatto del cambiamento climatico sui rifugiati e le strategie di adattamento dell’UNHCR
La protezione dell’ambiente non è un lusso ma una necessità, soprattutto in luoghi come il Chad, tra i più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Qui, l’UNHCR collabora con organizzazioni come il CGIAR per studiare e implementare strategie che possano rendere le strutture più resistenti e sostenibili.
Il coinvolgimento delle comunità locali e la ricerca di soluzioni sostenibili sono fondamentali. Non basta più rispondere alle crisi; dobbiamo prevenire e adattarci. Harper critica il focus delle conferenze internazionali che spesso trascurano chi è più colpito dalla crisi climatica. Per lui, è essenziale che rifugiati e comunità indigene siano al centro delle decisioni politiche.
Quindi, ti sei mai chiesto come potresti contribuire a sostenere questi sforzi? Pensi che le comunità locali dovrebbero avere più voce in capitolo nelle decisioni che riguardano il loro ambiente e la loro sicurezza?