I camaleonti sono celebri per una capacità che sembra quasi impossibile: muovere gli occhi in modo indipendente e guardare in due direzioni diverse nello stesso momento. Per secoli questa abilità ha incuriosito filosofi e naturalisti, da Aristotele in poi. Ora, grazie a tecniche di imaging avanzate, sappiamo che dietro questa visione fuori scala si nasconde una struttura anatomica mai osservata prima in altri rettili.
Uno studio guidato dalla Sam Houston State University ha mostrato che i camaleonti possiedono nervi ottici lunghissimi e avvolti a spirale, simili ai vecchi fili del telefono. Una configurazione unica, identificata per la prima volta grazie a tomografie computerizzate a raggi X del cervello. I risultati sono stati pubblicati su Scientific Reports.
Perché la vista dei camaleonti è diversa da quella di ogni altra lucertola

Negli altri rettili, il nervo ottico segue un percorso relativamente diretto dall’occhio al cervello. Nei camaleonti no. Le scansioni hanno rivelato nervi molto più lunghi del normale, che non si limitano a collegare due punti, ma si arrotolano in una struttura elicoidale.
Questa forma non è un dettaglio estetico. È una soluzione biologica che permette agli occhi di ruotare con grande libertà, senza tirare o danneggiare il nervo. In pratica, la spirale funziona come una molla, capace di estendersi e adattarsi ai movimenti estremi del bulbo oculare.
Come è stata fatta la scoperta
Il team guidato da Juan Daza ha analizzato le scansioni di oltre trenta specie tra lucertole e serpenti, includendo tre specie di camaleonti. Per diciotto specie sono stati ricostruiti modelli cerebrali tridimensionali completi, così da confrontare in modo diretto la disposizione dei nervi ottici.
Il risultato è stato netto. Nessun’altra lucertola mostra nervi così lunghi e avvolti. I camaleonti emergono come un’eccezione anatomica chiara, non come una variazione marginale.
Cosa mostrano le Tac sullo sviluppo embrionale
Le tomografie non si sono limitate agli adulti. I ricercatori hanno studiato anche tre stadi diversi dello sviluppo embrionale dei camaleonti. Qui emerge un dettaglio affascinante.
All’inizio, i nervi ottici sono dritti, simili a quelli degli altri rettili. Poi, poco prima della schiusa, si allungano rapidamente e iniziano ad attorcigliarsi. Quando il piccolo nasce, possiede già occhi completamente mobili e indipendenti.
Questo indica che la spirale non è una deformazione casuale, ma un adattamento programmato durante lo sviluppo, fondamentale per la sopravvivenza fin dai primi giorni di vita.
Il legame tra collo rigido e occhi super mobili

I camaleonti hanno un limite strutturale evidente: il collo è poco mobile rispetto ad altri rettili. Girare la testa non è il loro punto di forza. L’evoluzione ha risposto con una soluzione alternativa.
Invece di muovere il corpo, i camaleonti hanno potenziato al massimo la vista. Gli occhi possono esplorare l’ambiente in modo indipendente, coprendo un campo visivo enorme senza spostare il capo. I nervi ottici a spirale sono il prezzo anatomico e allo stesso tempo il segreto di questa strategia.
Una soluzione mai vista prima in natura
Ciò che rende la scoperta rilevante non è solo la curiosità biologica. È il fatto che una struttura simile non era mai stata documentata in nessun altro vertebrato.
La spirale dei nervi ottici rappresenta un esempio estremo di come l’evoluzione possa modificare organi fondamentali senza comprometterne la funzione. Anzi, spingendola oltre i limiti comuni.
Perché questa scoperta conta anche fuori dalla zoologia
Capire come i nervi dei camaleonti tollerino torsioni e allungamenti senza perdere segnale interessa anche altri campi. Dalla neurobiologia alla robotica, fino alla progettazione di sistemi flessibili di trasmissione dati, la natura continua a fornire modelli che l’ingegneria fatica a eguagliare.
Un nervo che si avvolge, si estende e ritorna in posizione senza rompersi è un concetto potente, soprattutto quando si parla di connessioni delicate e movimenti complessi.
Una risposta a una domanda antica millenni

Aristotele osservava i camaleonti e si interrogava sulla loro vista. Mancavano strumenti, mancava tecnologia, ma la domanda era già lì. Oggi, grazie alla Tac e ai modelli 3D, quella curiosità trova una risposta concreta.
I camaleonti non vedono così perché sono strani. Vedono così perché il loro sistema nervoso è costruito in modo radicalmente diverso, con una precisione che solo l’evoluzione può ottenere.
Cosa ci insegna questa ricerca
La scoperta dimostra una cosa semplice e scomoda: anche animali studiati da secoli possono nascondere segreti strutturali enormi. Basta cambiare il punto di vista e usare gli strumenti giusti.
Dietro un comportamento spettacolare c’è sempre un’architettura invisibile. Nel caso dei camaleonti, quell’architettura assomiglia sorprendentemente a un vecchio filo del telefono.
Segui altre notizie su animali, scienza e innovazione su Instagram