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Cambiamenti climaticiScienza

Addio alla mega calotta artica? Una nuova ricerca rivoluziona ciò che credevamo sul passato glaciale dell’Artico

La Calotta Artica non è come si pensava? Sembra che l’Oceano Artico fosse coperto da ghiaccio marino stagionale, lasciando zone d’acqua libera e condizioni favorevoli alla vita anche durante i periodi più rigidi degli ultimi 750.000 anni

Andrea Tasinato 5 ore fa Commenta! 5
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Per decenni si è pensato che, durante le ere glaciali più fredde, un’enorme lastra di ghiaccio spessa fino a un chilometro potesse aver coperto interamente l’Oceano Artico, da cui deriverebbe la calotta artica, ma ora una nuova ricerca pubblicata su Science Advances cambia drasticamente le carte in tavola: nessuna prova di una calotta così estesa, ma tracce di ghiaccio marino stagionale e, soprattutto, di vita marina attiva anche nei periodi più freddi degli ultimi 750.000 anni.

Contenuti di questo articolo
Vita sotto i ghiacci: cosa raccontano i fanghi mariniLa tecnologia che guarda al passato: modelli climatici ad alta risoluzionePerché questa scoperta è importante anche per il nostro futuroIl mito della calotta artica unica si sgretolaConclusione: il passato artico ci insegna a leggere il futuro climatico
Addio alla mega calotta artica? Una nuova ricerca rivoluziona ciò che credevamo sul passato glaciale dell’artico

Il risultato? Una nuova visione del clima passato dell’Artico, che potrebbe aiutarci a comprendere come si comporterà questa regione strategica in un mondo sempre più caldo.

Vita sotto i ghiacci: cosa raccontano i fanghi marini

A guidare questa rivoluzione scientifica è il progetto europeo Into the Blue – i2B, finanziato dall’European Research Council, che ha analizzato carote di sedimento prelevate dal fondo del Mar di Norvegia e della piattaforma di Yermak, a nord delle Svalbard. Al loro interno: tracce chimiche lasciate da alghe antichissime, alcune delle quali sopravvivono solo in acque libere dai ghiacci, altre sotto ghiacci stagionali.

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Addio alla mega calotta artica? Una nuova ricerca rivoluziona ciò che credevamo sul passato glaciale dell’artico

Secondo Jochen Knies, ricercatore dell’Università Artica della Norvegia e primo autore dello studio: “Abbiamo trovato prove di attività biologica marina anche durante le epoche più fredde. Questo significa che c’erano luce e acqua libera in superficie: condizioni incompatibili con una copertura glaciale spessa un chilometro su tutto l’Artico.”

Un indicatore chiave è la molecola IP25, prodotta da alghe che vivono esclusivamente nel ghiaccio stagionale. La sua presenza regolare nelle carote sedimentarie suggerisce un’alternanza stagionale del ghiaccio, non una copertura permanente.

La tecnologia che guarda al passato: modelli climatici ad alta risoluzione

Per verificare i dati geologici, i ricercatori hanno usato l’AWI Earth System Model, un avanzato modello climatico ad alta risoluzione, per simulare le condizioni dell’Artico in due momenti chiave:

  • il Last Glacial Maximum (circa 21.000 anni fa)
  • e una glaciazione ancora più estrema, circa 140.000 anni fa.

Risultato? I modelli hanno confermato che correnti calde atlantiche continuavano a fluire verso l’Artico, impedendo il congelamento totale dell’oceano anche nei momenti più estremi.

Addio alla mega calotta artica? Una nuova ricerca rivoluziona ciò che credevamo sul passato glaciale dell’artico

“Il ghiaccio non era statico, ma si spostava con le stagioni, creando varchi e permettendo alla luce di penetrare. Questo consentiva alla vita marina di resistere,” spiega Knies.

Perché questa scoperta è importante anche per il nostro futuro

Con l’Artico che si riscalda oggi a una velocità doppia rispetto alla media globale, capire come ha reagito in passato ai cambiamenti climatici diventa fondamentale per predire ciò che ci aspetta.

Secondo Gerrit Lohmann, climatologo presso l’Alfred Wegener Institute e co-leader del progetto i2B: “Queste ricostruzioni servono da guida per i modelli climatici futuri. Sapere cosa è stato possibile nel passato ci aiuta a capire come potrebbero evolvere i ghiacci artici e la circolazione oceanica nei prossimi decenni.”

Il mito della calotta artica unica si sgretola

Alcuni studiosi hanno ipotizzato, osservando il fondale artico, che l’intero oceano fosse stato coperto da una gigantesca piattaforma glaciale radicata al suolo. Ma i dati raccontano un’altra storia.

“È possibile che in alcune fasi estreme ci siano state piattaforme di ghiaccio temporanee in certe zone,” chiarisce Knies, “ma non troviamo nessuna prova di una lastra massiccia che abbia coperto l’intero Artico per migliaia di anni.”

Un’eccezione? Forse intorno a 650.000 anni fa, quando l’attività biologica registrata nei sedimenti cala bruscamente, ma anche in quel caso, gli autori parlano di evento transitorio, non di una condizione stabile e duratura.

Conclusione: il passato artico ci insegna a leggere il futuro climatico

Lo studio, intitolato “Seasonal sea ice characterized the glacial Arctic-Atlantic gateway over the past 750,000 years”, ci mostra che anche l’Artico delle glaciazioni non era una distesa sterile di ghiaccio eterno. C’erano acque libere, luce e vita, e soprattutto dinamiche stagionali ancora oggi fondamentali per comprendere i processi climatici globali.

Con l’accelerazione del riscaldamento globale e il costante assottigliamento del ghiaccio artico, queste scoperte aiutano a identificare punti di non ritorno e a calibrare meglio i modelli climatici su cui si basano le politiche ambientali del futuro.

 Science DailyScience Advances
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