Sì, hai letto bene. Non stiamo parlando del Texas, né della Death Valley. Parliamo dell’Alaska. Per la prima volta nella storia, lo Stato più freddo degli USA ha dovuto emettere un’allerta meteo per… troppo caldo.
Il termometro è schizzato sopra i 30 °C a Fairbanks, e anche ad Anchorage l’aria era così calda da sembrare irreale. Il National Weather Service ha diramato un avviso ufficiale il 16 giugno: un evento mai visto prima in quella zona. E non è solo una questione simbolica: questo caldo ha messo in difficoltà un intero sistema non progettato per gestirlo.
Quando l’Alaska brucia (letteralmente)

Nel comunicato si leggevano frasi che sembrano uscite da un bollettino del Sud Italia: “Indossate vestiti leggeri”, “evitate sforzi nelle ore centrali”, “mettete la crema solare”. Peccato che il messaggio fosse rivolto a chi vive in una regione dove, normalmente, a giugno si va ancora in giro con la giacca a vento.
Il climatologo del NWS Brian Brettschneider ha spiegato perché questa temperatura sia un’emergenza: “Le case in Alaska sono fatte per trattenere il calore. Niente aria condizionata, finestre piccole, isolamento termico progettato per l’inverno”. In pratica: una serra gigante.
Non è solo caldo. È un segnale
Il picco è stato raggiunto tra il 16 e il 17 giugno. Il 20 giugno, per fortuna, le temperature sono tornate sotto i livelli critici. Ma i problemi non si sono dissolti con l’afa.
La zona di Fairbanks è ancora sorvegliata speciale: le montagne a nord stanno rilasciando acqua a causa del rapido scioglimento della neve, e si temono inondazioni. Questo innesca a catena temporali intensi, difficili da gestire in una regione che non è abituata a questo tipo di instabilità climatica.
E sì, se ti stai chiedendo: “Ma davvero 30 gradi giustificano un’allerta?”, la risposta è sì — in Alaska, dove le infrastrutture, gli edifici e perfino le abitudini quotidiane non sono pronte a un’estate tropicale.
L’Alaska si scalda più in fretta del resto del mondo

Dati alla mano: l’Alaska si sta riscaldando a un ritmo 2-3 volte superiore rispetto alla media globale. È l’effetto amplificato del cambiamento climatico nell’Artico, che scioglie il permafrost, altera le correnti atmosferiche e genera anomalie sempre più frequenti.
Questa non è la prima estate calda — già nel 2019 si registrarono picchi anomali — ma è la prima volta che il NWS si espone con un’allerta ufficiale. Un gesto che segna un cambio di paradigma: il clima non è più quello che conoscevamo.
Cosa succede ora?
La situazione resta fluida. Il caldo potrebbe tornare, e con esso nuove allerte. Gli esperti stanno monitorando le condizioni dei ghiacciai, le portate dei fiumi e l’evoluzione dei sistemi temporaleschi.
Nel frattempo, la notizia ha fatto il giro del mondo perché è un simbolo chiaro: se anche l’Alaska deve emettere allerte per il caldo, forse è davvero il momento di smettere di considerare questi eventi come eccezioni.
E tu? Saresti pronto ad affrontare 30 gradi in una casa senza aria condizionata?
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