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Salute

La caffeina nel sangue protegge dal DT2 e dall’aumento del grasso corporeo

L'influenza dei livelli di caffeina endogena sul metabolismo e sul rischio di malattie metaboliche è stata oggetto di un'approfondita indagine scientifica. Un recente studio internazionale ha utilizzato marcatori genetici per stabilire un nesso più definito tra le concentrazioni di caffeina, l'Indice di Massa Corporea e la suscettibilità al diabete di tipo 2

Denise Meloni 2 mesi fa Commenta! 7
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Un recente studio ha esplorato in maniera approfondita la potenziale influenza dei livelli di caffeina presenti nel sangue sulla quantità di tessuto adiposo corporeo, un fattore metabolico cruciale che, a sua volta, è strettamente correlato al rischio di sviluppare patologie metaboliche come il diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari. La ricerca, condotta da un consorzio internazionale di scienziati provenienti dal Karolinska Institutet in Svezia, dall’Università di Bristol e dall’Imperial College di Londra nel Regno Unito, ha impiegato sofisticate analisi genetiche per stabilire un nesso causale più solido tra le concentrazioni della sostanza, l’Indice di Massa Corporea (BMI) e la predisposizione al diabete di tipo 2.

Contenuti di questo articolo
La caffeina e il metabolismo: un legame Genetico con il grasso corporeo e il rischio di diabete di tipo 2Randomizzazione mendeliana: un approccio causaleLa necessità di studi a lungo termine
La caffeina nel sangue protegge dal dt2 e dall'aumento del grasso corporeo

La caffeina e il metabolismo: un legame Genetico con il grasso corporeo e il rischio di diabete di tipo 2

Una delle implicazioni più interessanti dello studio riguarda il potenziale ruolo delle bevande contenenti caffeina, purché prive di calorie aggiunte, come possibile strumento complementare per contribuire alla riduzione dei livelli di grasso corporeo. I ricercatori hanno osservato una correlazione significativa tra una predisposizione genetica a livelli plasmatici più elevati e valori inferiori sia di BMI che di massa grassa totale.

La caffeina nel sangue protegge dal dt2 e dall'aumento del grasso corporeo

Oltre alla sua associazione con una composizione corporea più snella, lo studio ha anche evidenziato un legame tra concentrazioni plasmatiche geneticamente predisposte più elevate e un rischio significativamente inferiore di sviluppare il diabete di tipo 2. In un’analisi più approfondita, i ricercatori hanno stimato che circa la metà dell’effetto protettivo nei confronti della predisposizione al diabete di tipo 2 sia mediato dalla sua azione nel favorire una riduzione dell’Indice di Massa Corporea. Questo suggerisce un meccanismo attraverso il quale potrebbe influenzare positivamente il metabolismo glucidico, agendo in parte attraverso la modulazione del peso corporeo.

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Randomizzazione mendeliana: un approccio causale

Lo studio si è avvalso di dati genetici relativi a poco meno di 10.000 individui, estratti da database genetici preesistenti. L’analisi si è focalizzata sulle variazioni genetiche localizzate all’interno o in prossimità di specifici geni noti per essere implicati nella velocità con cui l’organismo metabolizza e scompone la caffeina.

In linea generale, gli individui portatori di varianti genetiche che influenzano l’attività di determinati geni – in particolare il citocromo P450 1A2 (CYP1A2) e un gene che ne regola l’espressione, denominato recettore arilico degli idrocarburi (AHR) – tendono a metabolizzarla a una velocità inferiore. Questa caratteristica genetica fa sì che permanga più a lungo nel flusso sanguigno in questi individui. Tuttavia, un’osservazione interessante è che questi stessi soggetti tendono anche a consumare complessivamente una quantità minore di bevande che la contengono.

La caffeina nel sangue protegge dal dt2 e dall'aumento del grasso corporeo

Per inferire probabili relazioni di causa-effetto tra la presenza di specifiche varianti genetiche, l’insorgenza di malattie come il diabete di tipo 2, la massa corporea e diversi fattori legati allo stile di vita, i ricercatori hanno impiegato una metodologia statistica avanzata nota come randomizzazione mendeliana. Questo approccio sfrutta la naturale assegnazione casuale degli alleli genici al momento del concepimento per simulare un esperimento controllato randomizzato, consentendo di ridurre il rischio di causalità inversa e di confusione dovuta a fattori ambientali.

L’applicazione della randomizzazione mendeliana ha confermato un’associazione statisticamente significativa tra i livelli di caffeina plasmatica geneticamente predisposti, l’Indice di Massa Corporea e il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Tuttavia, l’analisi non ha rivelato alcuna relazione significativa tra la quantità di caffeina presente nel sangue e l’incidenza di malattie cardiovascolari, tra cui la fibrillazione atriale, l’insufficienza cardiaca e l’ictus.

La caffeina nel sangue protegge dal dt2 e dall'aumento del grasso corporeo

Precedenti studi osservazionali avevano già suggerito un’associazione tra un aumento moderato e relativo del suo consumo e un miglioramento della salute cardiovascolare, unitamente a valori di BMI più bassi. La presente ricerca, grazie all’impiego di una metodologia genetica più robusta, aggiunge ulteriori dettagli e sfumature alla nostra comprensione degli effetti complessi e multiformi del consumo di caffè sull’organismo umano, distinguendo potenzialmente tra gli effetti diretti e quelli mediati da altri componenti presenti nel caffè o da comportamenti associati al suo consumo.

La necessità di studi a lungo termine

“Studi di breve durata e con campioni limitati hanno precedentemente dimostrato che l’assunzione di caffeina può indurre una modesta riduzione del peso corporeo e della massa grassa”, hanno puntualizzato i ricercatori, evidenziando la necessità di prospettive temporali più ampie. “Tuttavia, gli effetti a lungo termine del consumo cronico di caffeina rimangono ancora in gran parte sconosciuti e meritano ulteriori approfondimenti”.

Nonostante la potenziale modestia degli effetti metabolici individuali, il team di ricerca sottolinea l’importanza di considerare la portata globale del suo consumo: “Considerando la sua diffusione ubiquitaria in tutto il mondo, anche piccoli effetti metabolici indotti a livello individuale potrebbero tradursi in implicazioni significative per la salute pubblica su scala globale”.

La caffeina nel sangue protegge dal dt2 e dall'aumento del grasso corporeo

I ricercatori ipotizzano che l’associazione osservata tra livelli di caffeina, BMI inferiore e ridotto rischio di diabete di tipo 2 possa essere attribuibile al modo in cui influenza processi metabolici chiave. In particolare, essa sembra in grado di incrementare la termogenesi, ovvero la produzione di calore corporeo, e l’ossidazione dei grassi, il processo attraverso il quale il corpo converte i lipidi in energia utilizzabile. Entrambi questi meccanismi svolgono un ruolo cruciale nella regolazione del metabolismo generale.

Sebbene lo studio abbia coinvolto un campione di dimensioni considerevoli, è importante riconoscere che la randomizzazione mendeliana, pur essendo uno strumento potente, non è esente da limitazioni. Sussiste la possibilità che altri fattori non presi in considerazione nell’analisi possano aver contribuito ai risultati osservati. Pertanto, sono necessarie ulteriori ricerche per confermare in modo definitivo il rapporto di causa-effetto suggerito dallo studio.

La caffeina nel sangue protegge dal dt2 e dall'aumento del grasso corporeo

In questa direzione, il dottor Benjamin Woolf, epidemiologo genetico dell’Università di Bristol, ha sottolineato l’importanza di studi clinici randomizzati: “Sono necessari studi clinici randomizzati per valutare in modo rigoroso se le bevande non caloriche contenenti caffeina possano effettivamente svolgere un ruolo attivo nella riduzione del rischio di sviluppare obesità e diabete di tipo 2 nella popolazione generale”.

La ricerca è stata pubblicata su BMJ Medicine.

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