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Un buco nero supermassiccio sorpreso durante la pennichella

Gli scienziati scoprono un buco nero supermassiccio inattivo nell’universo primordiale grazie al telescopio James Webb. Ecco cosa hanno trovato.

Massimo 6 mesi fa Commenta! 3
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Ti sei mai chiesto che cosa fanno i buchi neri quando non divorano stelle e gas? Gli scienziati, grazie al telescopio spaziale James Webb, hanno trovato un buco nero supermassiccio addormentato nell’universo primordiale, una scoperta che getta nuova luce sui misteri del cosmo.

Contenuti di questo articolo
Un colosso addormentato nell’universo primordialeUn’anomalia da recordPerché questa scoperta è importante

Un colosso addormentato nell’universo primordiale

Immagina un gigante cosmico con una massa di 400 milioni di volte quella del Sole, rimasto immobile per miliardi di anni. Questo è il ritratto del buco nero scoperto a circa 800 milioni di anni dopo il Big Bang. Nonostante la sua stazza, era invisibile fino a quando il telescopio James Webb non ha catturato la sua “pennichella cosmica”.

Materia oscura, buco nero, buchi neri
Abstract image of a spiral galaxy with stars and nebula in space.

Ma come ha fatto a diventare così grande in così poco tempo? Gli scienziati ipotizzano che abbia attraversato una fase di crescita rapidissima, divorando tutto il gas disponibile e lasciando la sua galassia ospite “a bocca asciutta”.

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Un’anomalia da record

Di solito, i buchi neri rappresentano una piccola frazione della massa delle loro galassie, ma questo no: rappresenta il 40% della massa stellare totale della sua galassia ospite, un dato mille volte superiore alla norma. Questo squilibrio ha sorpreso gli scienziati e offre indizi preziosi su come si formano questi mostri cosmici.

Secondo Alessandro Trinca dell’Inaf di Roma, “il buco nero ha rubato tutto il gas che aveva a disposizione prima di diventare dormiente”. In pratica, ha fatto una scorpacciata cosmica e poi si è messo a riposare.

Perché questa scoperta è importante

Per la prima volta, gli scienziati hanno individuato un buco nero inattivo risalente all’epoca della reionizzazione, quando l’universo iniziava a diventare più trasparente grazie alla radiazione ionizzante.

Questa scoperta supporta l’idea che brevi ma intensi periodi di accrescimento siano stati fondamentali per la formazione dei primi buchi neri supermassicci. Secondo Stefano Carniani della Scuola Normale Superiore di Pisa, “queste osservazioni offrono i pezzi mancanti per completare il puzzle della formazione e dell’evoluzione delle galassie nell’universo primordiale”.

Cosa ne pensi di questa scoperta straordinaria? Scrivici nei commenti e seguici sui social per rimanere aggiornato su tutte le ultime novità dal cosmo!

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