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Bonus tiroide 2025: arriva assegno di invalidità e accompagnamento per chi soffre di patologie tiroidee

Il bonus tiroide non è un regalo extra, ma un aiuto economico che l'INPS dà a chi ha problemi seri alla tiroide che rendono difficile lavorare. Per averlo, una visita medica deve confermare che la difficoltà è importante (almeno il 74% di "invalidità"). Ecco cosa fare per ottenerlo

Denise Meloni 2 ore fa Commenta! 13
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L’espressione bonus tiroide non designa un beneficio specifico denominato in tal modo, ma si riferisce alla possibilità, per le persone affette da patologie tiroidee che comportano una significativa riduzione della capacità lavorativa, di accedere all’assegno di invalidità civile erogato dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS). Tale prestazione economica è strettamente correlata al grado di invalidità riconosciuto a seguito di una valutazione medico-legale.

Contenuti di questo articolo
Bonus tiroide: soggetti beneficiari e requisiti di InvaliditàQuando le patologie tiroidee diventano invalidantiPerché le patologie tiroidee sono spesso sottovalutate
Bonus tiroide 2025: arriva assegno di invalidità e accompagnamento per chi soffre di patologie tiroidee
Bonus tiroide 2025: arriva assegno di invalidità e accompagnamento per chi soffre di patologie tiroidee

Bonus tiroide: soggetti beneficiari e requisiti di Invalidità

Potenzialmente, possono beneficiare di questo assegno le persone che presentano diverse tipologie di patologie tiroidee, quali ipertiroidismo, ipotiroidismo, gozzo o carcinoma tiroideo, qualora tali condizioni determinino una menomazione funzionale tale da ridurre in modo significativo la capacità di svolgere un’attività lavorativa. Il requisito fondamentale per l’accesso a tale prestazione è il riconoscimento, da parte di una commissione medica dell’INPS, di una percentuale di invalidità pari o superiore al 74%.

L’iter per la richiesta dell’assegno di invalidità civile inizia con il coinvolgimento del medico curante, il quale deve compilare telematicamente sul sito dell’INPS un certificato medico che attesti la patologia tiroidea e la conseguente riduzione della capacità lavorativa. Una copia di tale certificato viene rilasciata al paziente. Successivamente, il diretto interessato deve presentare la domanda di invalidità civile all’INPS, preferibilmente in modalità telematica tramite SPID, CIE o CNS, oppure avvalendosi del supporto di un patronato.

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Alla domanda è necessario allegare la documentazione medica pertinente, che può includere il certificato del medico curante, esami diagnostici come l’ecografia tiroidea e gli esami ormonali (TSH, ecc.). Il richiedente verrà quindi convocato per una visita medica da parte di una commissione dell’INPS, la quale procederà alla valutazione del grado di invalidità.

Bonus tiroide 2025: arriva assegno di invalidità e accompagnamento per chi soffre di patologie tiroidee

L’importo dell’assegno mensile varia in relazione al grado di invalidità accertato. Per un’invalidità compresa tra il 74% e il 99%, l’ammontare è di circa 286 euro mensili (dato aggiornato al 2025 e suscettibile di variazioni annuali). In caso di riconoscimento di un’invalidità del 100%, l’importo sale a circa 550 euro mensili (anch’esso aggiornato al 2025 e soggetto a possibili modifiche). Qualora venga riconosciuta una condizione di non autosufficienza e la necessità di assistenza continua, è previsto un ulteriore assegno di accompagnamento di circa 520,29 euro mensili, cumulabile con l’assegno di invalidità.

È importante sottolineare che il riconoscimento dell’invalidità, in base alla Legge 104/92, può inoltre dare accesso ad ulteriori benefici, quali permessi lavorativi retribuiti, congedo straordinario, esenzione dal lavoro notturno e dal trasferimento di sede per i lavoratori dipendenti, nonché l’esenzione dal pagamento del ticket sanitario per le prestazioni mediche correlate alla patologia tiroidea.

Oltre al fondamentale riconoscimento della percentuale di invalidità, per l’accesso all’assegno possono essere richiesti ulteriori requisiti, come la residenza stabile e continuativa in Italia e il rispetto di specifici limiti di reddito personale (soprattutto nel caso di invalidità parziale). È cruciale ribadire che la mera presenza di una patologia tiroidea non implica automaticamente il diritto all’assegno di invalidità. È indispensabile che tale condizione comporti una limitazione funzionale permanente della capacità lavorativa, accertata dalla commissione medica dell’INPS, e che venga riconosciuta una percentuale di invalidità pari o superiore alla soglia stabilita del 74%.

Quando le patologie tiroidee diventano invalidanti

Le patologie tiroidee diventano invalidanti quando la loro severità e le conseguenti complicanze determinano una limitazione funzionale permanente e significativa della capacità lavorativa di una persona. Non esiste un elenco tassativo di specifiche patologie tiroidee che automaticamente conducono all’invalidità, poiché la valutazione è strettamente individuale e dipende dall’impatto che la condizione specifica ha sulla vita e sulla capacità lavorativa del soggetto.

Bonus tiroide 2025: arriva assegno di invalidità e accompagnamento per chi soffre di patologie tiroidee

Alcune specifiche condizioni patologiche che interessano la tiroide presentano una maggiore probabilità di essere riconosciute come invalidanti qualora la loro evoluzione raggiunga un livello di severità tale da non poter essere adeguatamente gestito attraverso le terapie disponibili, comportando significative ripercussioni sulla funzionalità dell’organismo e, di conseguenza, sulla capacità di svolgere attività lavorative.

In primo luogo, l’ipotiroidismo grave, caratterizzato da una marcata e persistente carenza di ormoni tiroidei nonostante l’adozione di un trattamento sostitutivo, può manifestarsi attraverso una sintomatologia debilitante. Tale condizione può indurre un profondo affaticamento, una marcata debolezza muscolare, un rallentamento significativo delle funzioni cognitive e uno stato depressivo che, nel loro complesso, limitano considerevolmente la capacità del soggetto di adempiere alle normali attività lavorative e alle incombenze della vita quotidiana. In scenari clinici particolarmente severi, associati ad esempio a un conclamato ritardo mentale, è possibile che venga riconosciuta un’invalidità pari al 100%.

Specularmente, l’ipertiroidismo grave, contraddistinto da una produzione eccessiva e incontrollata di ormoni tiroidei, può determinare una serie di manifestazioni cliniche che compromettono la capacità lavorativa. Tra queste si annoverano una tachicardia severa, la comparsa di aritmie cardiache, una significativa perdita di peso corporeo, stati di ansia marcata, tremori diffusi e una debolezza muscolare tale da rendere difficoltoso lo svolgimento delle normali attività. Qualora a tale quadro clinico si associ un significativo scompenso a livello neuropsichiatrico, è possibile che venga riconosciuta una condizione di invalidità.

Bonus tiroide 2025: arriva assegno di invalidità e accompagnamento per chi soffre di patologie tiroidee

Anche l’incremento volumetrico della ghiandola tiroidea, noto come gozzo, sia esso di natura diffusa o caratterizzato dalla presenza di noduli, può evolvere in una condizione invalidante. Ciò si verifica in particolare quando la massa tiroidea esercita una compressione sulle strutture anatomiche adiacenti, quali la trachea e l’esofago, determinando conseguenti difficoltà respiratorie o di deglutizione. Analogamente, un gozzo associato a una disfunzione tiroidea non adeguatamente controllata può contribuire al riconoscimento dell’invalidità.

Le tiroiditi autoimmuni in fase avanzata, come la tiroidite di Hashimoto, pur essendo spesso gestibili con successo attraverso la terapia, possono in alcuni casi progredire verso un ipotiroidismo grave e persistente. In tali circostanze, si manifestano le limitazioni funzionali precedentemente descritte per l’ipotiroidismo grave, con le conseguenti implicazioni sulla capacità lavorativa del soggetto.

Infine, il carcinoma tiroideo può comportare un grado di invalidità variabile in relazione a diversi fattori, quali lo stadio della malattia, il grado di aggressività delle cellule tumorali, la tipologia e l’intensità delle terapie necessarie (che possono includere interventi chirurgici, radioterapia e chemioterapia) e la presenza di eventuali sequele a lungo termine, metastasi o recidive. L’asportazione chirurgica completa della tiroide (tiroidectomia) di per sé non costituisce automaticamente una condizione invalidante. Tuttavia, qualora le conseguenze della mancanza della ghiandola non vengano adeguatamente compensate dalla terapia ormonale sostitutiva e ciò determini limitazioni funzionali significative nella vita del paziente, è possibile che venga riconosciuta una percentuale di invalidità.

Bonus tiroide 2025: arriva assegno di invalidità e accompagnamento per chi soffre di patologie tiroidee
Bonus tiroide 2025: arriva assegno di invalidità e accompagnamento per chi soffre di patologie tiroidee

La valutazione dell’invalidità è un processo complesso che tiene conto non solo della diagnosi della patologia tiroidea, ma soprattutto della compromissione funzionale che essa determina nella vita quotidiana e nella capacità lavorativa del soggetto. La commissione medica dell’INPS, durante la visita medico-legale, esamina la documentazione clinica, valuta le condizioni del paziente e determina la percentuale di invalidità sulla base delle tabelle ministeriali vigenti e del proprio giudizio clinico.

È fondamentale comprendere che non esiste un automatismo nel riconoscimento dell’invalidità per una specifica patologia tiroidea. Ogni caso viene valutato individualmente, considerando la gravità della condizione, la risposta alle terapie, la presenza di eventuali complicanze e l’impatto complessivo sulla capacità del soggetto di svolgere un’attività lavorativa. Pertanto, anche persone affette dalla stessa patologia tiroidea possono ottenere percentuali di invalidità diverse a seconda della severità della loro condizione specifica e delle sue ripercussioni funzionali.

Perché le patologie tiroidee sono spesso sottovalutate

Le patologie tiroidee possono essere sottovalutate dal punto di vista invalidante per diverse ragioni, sebbene non si possa generalizzare affermando che ciò avvenga sistematicamente. La complessità della valutazione dell’invalidità risiede nell’interazione tra la specifica condizione tiroidea, la sua gravità, la risposta al trattamento e l’impatto funzionale sulla vita del singolo individuo.

Bonus tiroide 2025: arriva assegno di invalidità e accompagnamento per chi soffre di patologie tiroidee

Uno dei motivi per cui le patologie tiroidee potrebbero essere sottovalutate è la variabilità dei sintomi. Condizioni come l’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo possono manifestarsi con sintomi aspecifici, come affaticamento, variazioni di peso, alterazioni dell’umore, che possono essere attribuiti ad altre cause o condizioni mediche, ritardando o ostacolando una corretta valutazione dell’impatto invalidante specifico della patologia tiroidea. In alcuni casi, i sintomi possono essere subdoli e svilupparsi gradualmente, rendendo difficile per il paziente e per il medico curante riconoscere la reale portata della limitazione funzionale.

Un altro aspetto da considerare è la frequente gestibilità delle patologie tiroidee con la terapia. Molte persone affette da ipotiroidismo o ipertiroidismo riescono a condurre una vita normale con una terapia farmacologica adeguata. Questo può portare a una sottostima del potenziale invalidante delle forme più severe o di quelle che non rispondono pienamente al trattamento, o che comportano complicanze significative. La valutazione dell’invalidità deve considerare non solo la diagnosi, ma anche la persistenza dei sintomi e le limitazioni funzionali nonostante la terapia ottimale.

Inoltre, la valutazione dell’invalidità è un processo medico-legale che si basa su tabelle ministeriali e sul giudizio clinico della commissione INPS. L’interpretazione di queste tabelle e la traduzione della sintomatologia soggettiva e dei referti medici in una percentuale di invalidità possono essere complesse e talvolta portare a valutazioni che il paziente percepisce come non pienamente rispondenti alla propria reale condizione. La sottovalutazione può verificarsi se la commissione non coglie appieno l’impatto che sintomi apparentemente “generici” (come la fatica cronica o i disturbi cognitivi) possono avere sulla capacità lavorativa di una persona con una patologia tiroidea non ben compensata.

Bonus tiroide 2025: arriva assegno di invalidità e accompagnamento per chi soffre di patologie tiroidee

Infine, la mancanza di consapevolezza o di informazione completa sia da parte dei pazienti che, in alcuni casi, degli stessi professionisti sanitari non endocrinologi riguardo al potenziale invalidante di alcune forme di patologie tiroidee può contribuire a una sottovalutazione. È cruciale che i pazienti siano informati sui propri diritti e sulle possibilità di richiedere una valutazione dell’invalidità qualora ritengano che la loro condizione tiroidea limiti significativamente la loro capacità lavorativa e la loro vita quotidiana.

In conclusione, sebbene molte patologie tiroidee siano gestibili e non comportino invalidità, in alcuni casi la severità della condizione, la mancata risposta al trattamento o la presenza di complicanze significative possono determinare una limitazione funzionale rilevante. In tali situazioni, una valutazione accurata e completa da parte della commissione medica dell’INPS, che tenga conto di tutti gli aspetti della condizione del paziente, è fondamentale per un riconoscimento adeguato dell’eventuale invalidità.

Per maggiori informazioni, visita il sito ufficiale dell’INPS.

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