L’amministratore delegato della multinazionale Americana, Dave Calhoun, ha dichiarato che la società ha in programma di riavviare la produzione del travagliato Boeing 737 Max mesi prima che i regolatori diano l’OK per far sì che l’aereo torni nuovamente a volare.
Calhoun, che ha tenuto la sua prima teleconferenza con i media da quando, la settimana scorsa, ha ottenuto il più importante lavoro alla Boeing, ha affermato che per l’azienda è importante che la sua catena di montaggio a Renton (Washington) riparta il prima possibile.
Boeing, ha continuato a costruire l’aereo per tutto il 2019, anche dopo che il jet era stato messo a terra a marzo in seguito ai due incidenti mortali che hanno ucciso 346 persone, tuttavia il lavoro sulla linea era stato temporaneamente sospeso la scorsa settimana.
Calhoun non ha dato una data target specifica per quando la catena di produzione sarà nuovamente attiva, però, in risposta a una domanda, ha suggerito che potrebbe essere tra due o tre mesi, dicendo che all’inizio la produzione sarebbe partita molto lentamente.
Martedì scorso la compagnia ha dichiarato che non prevede l’approvazione regolamentare dell’aereo per volare fino alla metà di quest’anno, nonostante avesse sperato di averla entro la fine del 2019, ma l’amministratore della FAA, Stephen Dickson, l’11 dicembre ha annunciato che nulla sarebbe cambiato fino a 2020 inoltrato.
Stop Boeing 737 Max: gli effetti collaterali
Poiché la Boeing non è stata in grado di consegnare i suoi 737 Max durante la messa a terra, ora ha circa 400 jet parcheggiati a Washington e in Texas in attesa di essere consegnati alle compagnie aeree di tutto il mondo, inoltre la società ottiene la maggior parte dell’incasso della vendita solo quando i jet vengono consegnati, quindi questa situazione sta causando un grave drenaggio finanziario per l’azienda, che deve continuare a sostenere i costi di produzione senza però poterli consegnare.
Questa situazione, tra l’altro, crea gravi danni anche alle società che girano attorno alla Boeing, come per esempio i fornitori. Alcuni di questi ultimi, ora affrontano i propri problemi finanziari a causa della chiusura della catena di montaggio della società americana. Il suo più grande fornitore, Spirit AeroSystems (SPR), che produce la fusoliera e altre parti per il modello Max, il 10 gennaio ha annunciato che avrebbe licenziato 2.800 dipendenti a Wichita, in Kansas, una mossa che sicuramente è stata effettuata anche da altri fornitori di Boeing, ma che probabilmente, per evitare ulteriori problemi, non è stata resa nota attraverso dichiarazioni pubbliche.
Secondo l’agenzia di rating del credito Moody’s, almeno altri sette fornitori di Boeing ottengono il 10% o più delle loro entrate dal programma 737 Max; al riguardo Calhoun ha confermato che Boeing non licenzierà il proprio personale durante lo stop della produzione, in quanto con una disoccupazione nell’area metropolitana di Seattle al 2,9%, inferiore al tasso di disoccupazione nazionale che è al minimo da 50 anni, Boeing non può rischiare di perdere lavoratori in vista del riavvio della produzione.
Nella sua e-mail ai dipendenti Boeing di una settimana fa, Calhoun ha dichiarato
“La società continuerà ad adottare misure per mantenere la nostra catena di approvvigionamento e la nostra forza lavoro, così siamo pronti a riavviare la produzione”.
Vedremo come si evolverà la situazione e, per il bene di tutti, speriamo che si risolva per il meglio.