Nei film di Mission: Impossible, Tom Cruise riceve ordini tramite gadget che si autodistruggono in pochi secondi. Ma nella vita reale, è possibile creare dispositivi elettronici in grado di scomparire nel nulla, come una batteria ad esempio?
Batteria che si autodistrugge come nei film: si può fare?
Sembra proprio di sì, infatti dopo 20 anni di ricerca sulle cosiddette “papertronics” (dispositivi elettronici realizzati su supporto cartaceo) il professor Seokheun “Sean” Choi della Binghamton University ha affrontato uno dei problemi più ostici: la batteria.

Le elettroniche “transitorie” o bioassorbibili sono una delle prossime frontiere della tecnologia biomedicale e ambientale, ma se il dispositivo si deve disintegrare in sicurezza, non può contenere materiali tossici come quelli presenti nelle classiche batterie al litio.
Per superare questo ostacolo per la creazione di questa mitica batteria, il team di Choi ha guardato… dentro lo yogurt.

Sì, proprio così: probiotici (quei batteri “buoni” che fanno bene alla salute) sono stati i protagonisti di un esperimento pubblicato sulla rivista Small, che potrebbe rivoluzionare il modo in cui alimentiamo i dispositivi monouso.
“Abbiamo usato ceppi sicuri, già noti per la produzione di elettricità, ma non eravamo certi di come si sarebbero comportati in natura” ha spiegato Choi. “Durante le conferenze, la domanda era sempre la stessa: ‘Ma è sicuro usare batteri?’”
Batteria che si autodistrugge: i test
Dopo alcuni test iniziali poco incoraggianti, la studentessa di dottorato Maryam Rezaie ha avuto un’intuizione: modificare la superficie dell’elettrodo con un polimero speciale e nanoparticelle, creando un ambiente ideale per far crescere i probiotici e stimolarne la produzione elettrica.

Il risultato? Una biobatteria su carta che funziona in ambienti acidi (come il sistema digestivo umano o un terreno contaminato) e si autodistrugge senza lasciare tracce nocive.
Non aspettatevi una potenza in grado di far funzionare uno smartphone, ma per applicazioni mediche temporanee o sensori ambientali usa e getta, questa è una svolta epocale.
Il professor Choi ora guarda al futuro: “Vogliamo identificare quali ceppi probiotici generano più elettricità e studiare come interagiscono tra loro. Inoltre, unire più biobatterie in serie o parallelo potrebbe aumentare sensibilmente la potenza”.