L’idea sembra una follia, di quelle che fanno scuotere la testa. Recuperare centinaia di vape usa e getta, smontarle una per una e ricavarne un mega pacco batterie capace di alimentare un’intera casa. È il tipo di progetto che di solito esiste solo nei video sensazionalistici o nei sogni degli smanettoni. E invece il creator Chris Doel l’ha fatto davvero.
Il suo gigantesco esperimento è durato mesi. Ha raccolto per strada e nei negozi oltre 500 vape monouso, le ha aperte, ha verificato quali batterie funzionassero ancora, e alla fine le ha trasformate in un’enorme power bank da 50 volt collegata a un inverter domestico.
Il risultato? È riuscito ad alimentare luci, elettrodomestici e persino a montare il video in cui mostra tutto il processo. Un progetto borderline, rischioso e tecnicamente estremo, ma che lancia un messaggio chiaro: abbiamo tonnellate di energia inutilizzata che finisce in discarica ogni anno.
L’origine del problema: miliardi di vapes buttate via
Secondo il Public Interest Network, solo negli Stati Uniti vengono buttate via quasi sei vape al secondo. Parliamo di decine di milioni di dispositivi l’anno, pieni di plastica non riciclabile e soprattutto di batterie al litio perfettamente funzionanti.
Il paradosso è semplice: queste batterie vengono chiamate “usa e getta”, ma possono essere ricaricate centinaia di volte. Una ricerca del 2023 mostrava che molte celle al litio montate nelle vape reggono fino a 700 cicli di ricarica.
Questo significa che tonnellate di litio prezioso finiscono nella spazzatura ogni anno, senza essere riutilizzate. Doel ha deciso di provare a fare l’opposto: recuperarle tutte.
Il primo ostacolo: le batterie buone e quelle inutilizzabili
Smontare 500 vape non è stato il problema peggiore. La difficoltà vera era capire quali batterie fossero ancora utilizzabili. Perché se una cella scende sotto i 3 volt, diventa irrecuperabile e non più sicura da usare.
Nel video, Doel mostra due pile: una di batterie in buono stato, una di celle ormai compromesse. La metà, più o meno, era destinata a essere scartata.
Certo, Doel scherza dicendo che avrebbe potuto “tirare una boccata” da ogni vape per vedere se produce ancora vapore. Ma sarebbe stato immondo, lento e sgradevole. E soprattutto, non esattamente salutare.
La soluzione folle: un CPAP per testare le vape

Ed ecco una trovata geniale e assurda allo stesso tempo. Doel ha recuperato un CPAP, un dispositivo medico pensato per aiutare chi soffre di apnea notturna, in grado di simulare la pressione polmonare.
Lo ha trasformato in un sistema per “svapare” al posto suo.
Il CPAP aspirava l’aria dalla vape per verificare se la batteria fosse ancora in grado di alimentare la resistenza interna. In questo modo, Doel ha potuto testare rapidamente centinaia di dispositivi senza distruggersi i polmoni.
È una scena a metà tra ingegneria creativa e meme di internet, ma funzionava.
La costruzione del mega pacco batterie
Una volta selezionate le batterie buone, Doel le ha ordinate per capacità residua, in modo da collegarle in parallelo in modo uniforme. Le ha poi inserite in moduli stampati in 3D, studiati per mantenere tutto ordinato e soprattutto stabile.
A quel punto è iniziata la parte più lunga del lavoro: saldare a mano ogni singola cella. Centinaia di punti di contatto, uno per uno. Una precisione estrema per evitare cortocircuiti, surriscaldamenti o problemi al voltaggio totale.
Il risultato? Un enorme pacco da 50 volt in corrente continua, collegato a un inverter per convertire tutto in corrente domestica.
Una struttura un po’ “sketchy”, come ammette lo stesso Doel. Ma sorprendentemente funzionante.
L’accensione: la casa si illumina davvero
Quando Doel collega tutto e preme l’interruttore, il laboratorio si accende. Le luci funzionano. Gli strumenti funzionano. Persino il forno a microonde parte senza esitazioni.
Poi arriva il test finale.
Stacca la casa dalla rete elettrica e collega tutto al suo enorme pacco batterie costruito con 500 vape morte.
Le luci della casa si accendono.
L’acqua bolle.
Il microonde funziona.
I PC partono.
Doel monta perfino il suo video usando la corrente generata dal suo Frankenstein di batterie al litio.
Il messaggio è chiaro:
si può alimentare una casa intera usando solo batterie recuperate da vape monouso.
Il lato serio del progetto: il riciclo impossibile
Dietro al tono spettacolare del video c’è una verità molto pesante.
Le vape sono un incubo ecologico.
Ogni pezzo è progettato per essere economicamente inutile da riciclare. Le batterie sono incollate, incastrate, saldate. Questo rende quasi impossibile un riciclo industriale efficiente.
Doel lo dice chiaramente: se per recuperare 500 batterie servono mesi di lavoro manuale, nessun programma pubblico potrà mai farlo su larga scala. È semplicemente troppo difficile, troppo costoso, troppo lento.
Eppure, la quantità di energia che si spreca ogni anno è gigantesca.
Un esperimento che lancia una provocazione
Da un lato, il suo progetto mostra una possibilità reale. Dall’altro, evidenzia un problema enorme nella gestione dei rifiuti elettronici.
La conclusione del creator è secca:
“Sì, puoi alimentare una casa con batterie di vape buttate via. Ma non dovrebbe essere necessario.”
È una provocazione che funziona. Fa capire il potenziale, ma anche il fallimento del sistema attuale.
Se milioni di batterie ancora valide finiscono in discarica, il problema non è la tecnologia. È il design dei prodotti. È la mancanza di regolamentazione. È il modello economico che spinge all’usa e getta.
La domanda finale è più grande del progetto stesso
Non si tratta davvero di alimentare case con vecchie vape. Nessuno lo farà su larga scala. Ma il progetto di Doel mette in luce una verità importante:
stiamo buttando via una quantità enorme di materiali rari e perfettamente riutilizzabili.
Il suo video mostra cosa può fare un singolo appassionato motivato. Ora la domanda è cosa potrebbero fare industrie e legislatori se decidessero di affrontare il problema sul serio.
Il futuro dei rifiuti elettronici passa anche da qui.
Seguici su Instagram