Le nuove generazioni di genitori si approcciano affettivamente ai loro figli dando baci in bocca e dicendo “ti amo“. Atteggiamenti che ciclicamente vengono contestati dagli psicologi come diseducativi. Baciare in bocca e dire ti amo sono dunque gesti da rivalutare e contenere? A riaccendere la polemica sulla questione è stato il Dottor Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva che ha dichiarato in un suo post che baciare in bocca e dire ti amo ai propri figli è sbagliato.
È importante spiegare chi è Alberto Pellai:
psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il dipartimento di Scienze biomediche dell’Università degli Studi di Milano. Il medico e scrittore – Medaglia d’argento al merito della Sanità pubblica e autore di libri come “L’età dello tsunami” e “Il primo bacio” (entrambi De Agostini), quindi non un professionista esattamente digiuno sull’argomento ma bensì un esperto.
Baciare in bocca e dire ti amo ai figli: ecco perché non si deve fare
In un’intervista rilasciata sul quotidiano Repubblica, il dottor Pellai ha voluto spiegare perché baciare in bocca e dire ti amo ai propri figli sia diseducativo. In un lungo post pubblicato sulla sua pagina di facebook, l’esperto ha voluto spiegare perché questi gesti sono da considerare sbagliati.
” Il tocco e il contatto dei genitori verso i propri bambini è il primo insegnamento che essi ricevono sull’importanza di rispettare i confini corporei. L’intimità che un genitore regala al proprio bambino è affettiva, ma non è amorosa. Ad un bambino si deve dire “Ti voglio bene” e non dire “Ti amo”. Ad un bambino si danno baci sulle guance, ma non sulle labbra. Ad un bambino si fanno le coccole, non tocchi eccitatori e sensuali”.
“Dire “Ti voglio bene”, baciare sulle guance, coccolare comunica affetto ed è il linguaggio che promuove contatto emotivo tra adulto e bambino. Dire “Ti amo”, baciare sulle labbra, toccare in modo da produrre eccitazione sensuale appartiene al linguaggio dell’amore e serve a generare intimità corporea tra due persone che possono dare consenso a tutto ciò perché ne conoscono i linguaggi, i significati, le implicazioni, le conseguenze” ha scritto Pellai.
Non sono certo mancate le polemiche dei genitori che essendo stati punti sul vivo, hanno difeso a spada tratta la loro posizione, considerata un gesto di amore puro, una voglia di dichiarare l’affetto profondo e incommensurabile che provano per i loro figli e che hanno bisogno di esternare con gesti fisici e parole che ne contengano tutta la forza. Ma nonostante le buone intenzioni, sono queste scelte giuste? Secondo Pellai è assolutamente sbagliato.
Pellai ha così dichiarato: “Partirei da Freud. Il celebre psicoanalista parla di una prima fase dello sviluppo sessuale in età infantile, quella orale, che passa attraverso la bocca: un luogo del corpo che è diverso da tutti gli altri. La bocca è un organo che ha implicazioni con la sessualità e la sensualità. Questo non significa che interagire con quella parte del corpo di un figlio significhi abusarne, ma è intorno alla bocca che si struttura la prima fase dello sviluppo sessuale del bambino. La prima esperienza della sessualità umana passa attraverso la bocca: dopo l’esperienza dell’allattamento, il bacio sulle labbra con qualcuno rappresenterà il primo ingresso nell’intimità autonoma e sarà ad alto impatto emotivo”.
“Ci sono delle zone del corpo che, al di là dell’intenzione dell’adulto nei confronti del bambino, incarnano dei codici, dei significati e custodiscono delle terminazioni sensoriali. Si tratta di una dimensione che va al di là del semplice contatto corporeo. Il bacio sulla bocca è un’espressione di profonda intimità. L’esperienza del primo bacio può aiutarci a comprenderlo meglio: noi non ricordiamo il nostro primo bacio sulle guance con qualcuno, ma il nostro primo bacio sulle labbra. Anche da adulti, non baciamo sulle labbra i nonni o i migliori amici, ma solo i rispettivi compagni o compagne. L’amore è fatto di baci sulla bocca, gli affetti no”.
Una dichiarazione esaustiva che non lascia spazio a dubbi: nonostante le intenzioni dei genitori siano del tutto in buona fede, baciare in bocca e dire ti amo, attiva determinati contatti accende esperienze sensoriali che nulla hanno a che vedere con l’affetto materno e paterno, ma che valicano i confini della sessualità e della sensualità. La conseguenza è che bisogna stabilire dei limiti necessari a rispettare un luogo intimo e privato del bambino.
” Per quale ragione se vedo uno zio, un nonno, un cugino che bacia il mio bambino sulle labbra avverto una sensazione di disagio e fastidio in quanto adulto? Un familiare prossimo fa suonare nei genitori un campanello d’allarme. Un figlio adulto, per rivolgere un gesto d’affetto a un genitore anziano non credo gli dia un bacio sulle labbra, ma lo abbraccia o gli dà un bacio sulla fronte o sulla guancia. Dobbiamo pensare che tutto quello che i bambini vedono succedere nel mondo degli adulti costruisce l’alfabeto di riferimento con cui scriveranno le loro storie”, ha continuato Pellai.
“Avere la chiarezza dei gesti e delle parola aiuta moltissimo i bambini nella costruzione di confini sani. Ma davvero pensiamo che il bacio sulla bocca faccia sentire al bambino ‘più bene’? Se il bacio è il gesto dell’amante, ovvero di colui che ama, ripropongo la domanda: il genitore è colui che è amante del bambino o che gli vuole bene?”.
Baciare sulla bocca e dire ti amo ad un bambino è quindi un argomento su cui riflettere, e per quanto difficile per i genitori, e da ridimensionare per ricercare la giusta sfera affettiva con la quale avvolgere i propri figli: “È chiaro che ciascuno è libero di pensare e fare con il proprio figlio quello che ritiene opportuno. Ma credo che nessuno psicoterapeuta o psicologo dell’età evolutiva direbbe, ad esempio, che faccia bene baciare i propri figli sulle labbra. L’amore per il figlio è diverso da quello per il partner di vita. Un adulto lo ha chiaro, ma un bambino no. Sono due forme d’amore differenti e il bambino, se gli viene detto ‘Ti amo’ e lo si bacerà sulle labbra, non lo avrà così chiaro”.
Il Dottor Pellai ha anche invitato i genitori a chiedersi sinceramente chi è che ha bisogno di quel gesto, i genitori stessi o il bambino? La risposta a questo quesito dovrebbe essere abbastanza chiara: “Se noi baciamo i bambini in una zona del corpo coinvolta nella sessualità e nell’intimità rischiamo di confonderli. Se diciamo loro ‘Ti amo’ e li baciamo sulle labbra, come faranno a capire che altri adulti, diversi dalle mamme e dai papà, non devono farlo? Spiegare loro il concetto non è sufficiente, perché non c’è in questo caso una questione di ‘bisogno del bambino’. Quando ad esempio i genitori, nonni o baby sitter fanno il bagno ai bambini, spiegano loro che solo loro sono autorizzati a toccarli in quelle zone e soltanto perché da soli non sarebbero in grado di farlo al meglio”.
“È una funzione di cura a cui il bambino non può assolvere da solo. Esattamente come quando un pediatra lo visita nelle parti intime spiegando loro, prima di avvicinarsi, che lo fa per assicurarsi che stiano bene. Nel caso di un bacio sulle labbra tra genitore e bambino la ragione di quell’intimità non risiede in un bisogno del bambino. Il rischio è che, nel caso in cui un altro adulto, malintenzionato, dovesse dirgli ‘Ti amo’ e provare a baciarlo sulla bocca, il bambino o la bambina potrebbero non capire che si tratti di qualcosa di sbagliato, perché potrebbero percepirlo come un gesto spontaneo e naturale“.
“L’ideale, quando si sente la necessità di dare un bacio sulla bocca al proprio figlio, potrebbe essere farsi una domanda: chi è che ha bisogno di quel bacio sulle labbra? È un bisogno dei genitori o del bambino o della bambina?
Come psicoterapeuta non mi è mai capitato che un paziente o una paziente mi dicesse di aver sentito la mancanza dei baci sulle labbra da parte dei genitori. Al contrario, mi è capitato più volte di pazienti che mi confidassero il loro disagio nell’aver subito, quando erano bambini, dei baci sulle labbra da parte dei genitori. Questo potrebbe essere qualcosa su cui riflettere”, ha concluso l’esperto.
Non solo Alberto Pellai ha esposto il suo parere su quanto sia corretto o meno baciare sulle labbra e dire ti amo ai propri figli. Anche Sara Piattino, psicologa e psicoterapeuta, che invece pensa che sino ai tre-quattro anni, baciare in bocca e dire ti amo siano gesti di affetto totalmente innocui che fa sentire il bambino amato e che il gesto dei genitori sia una forma di amore puro che non può che far bene.
Le cose però cambiano, spiega Piattino, dai quattro-cinque anni in su, quando il bambino entra nella fase dello sviluppo edipico, dove si assiste al passaggio da una dimensione affettiva ad una sfera erotica, e gli stessi gesti prima considerati innocui e puri, ora potrebbero creare imbarazzo o stimolare fantasie sessuali.
Non solo, il bambino potrebbe pensare che il bacio in bocca dato in casa, possa essere dato anche in pubblico e un’eventuale riluttanza da parte dei genitori ad esporsi pubblicamente con un gesto così intimo, potrebbe trasformare il baciare in bocca e dire ti amo in una trasgressione, qualcosa di proibito o un tabù, che potrebbe fare nascere nel bambino diversi dubbi.
Infine, diversi autori, come Charlotte Reznick, docente di psicologia clinica presso l’Università di Los Angeles, che si è dedicata a ricerche specifiche sui baci in bocca ai figli, sostengono in modo definitivo che baciare in bocca e dire ti amo siano di abitudini diseducative.