Le attuali strategie per contenere l’influenza aviaria nei mammiferi stanno dimostrando la loro inefficacia, lasciando gli esperti di fronte a una preoccupante mancanza di dati. Uno studio pubblicato su Nature, guidato dal virologo Thomas Peacock del Pirbright Institute nel Regno Unito, sottolinea che il virus H5N1 potrebbe diffondersi nei mammiferi in modo più silenzioso e pericoloso del previsto.
Il team di ricerca ha analizzato le epidemie di influenza aviaria che hanno colpito diversi mammiferi, dagli allevamenti di animali da pelliccia in Europa ai mammiferi marini in Sud America e ai bovini da latte negli Stati Uniti. L’obiettivo era comprendere come i cambiamenti nell’ecologia e nell’evoluzione del virus possano facilitarne la diffusione tra i mammiferi e, potenzialmente, trasformarlo in una minaccia pandemica.
Mancanza di dati e monitoraggio inefficace
Uno dei principali problemi evidenziati dallo studio riguarda la mancanza di dati sufficienti e accurati. In molti casi, i test sull’influenza aviaria H5N1 sono limitati a determinati contesti, come il pollame negli Stati Uniti, mentre nei mammiferi, come i bovini, il monitoraggio è quasi inesistente. Ad esempio, negli Stati Uniti, il test viene effettuato solo su bovini in allattamento prima del loro trasporto da uno Stato all’altro, lasciando la porta aperta alla diffusione non controllata del virus.
Una sorveglianza troppo limitata
Oltre alla mancanza di test, le pratiche attuali prevedono il controllo della fauna selvatica solo attraverso test su carcasse di animali, senza monitorare gli animali vivi. Questo approccio lascia il virus libero di diffondersi senza che venga individuato tempestivamente. Come sottolineano gli autori dello studio, la paura è che il virus possa trasmettersi in modo invisibile tra lavoratori agricoli e animali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove le risorse per il monitoraggio e i test sono limitate.
Il timore degli scienziati è che l’influenza aviaria possa continuare a evolversi sotto traccia, aumentando le probabilità di una pandemia. Le attuali lacune nelle strategie di contenimento e la riluttanza all’uso delle moderne tecnologie per la vaccinazione e il monitoraggio stanno aggravando una situazione già delicata.
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