Il rischio che l’influenza aviaria causata dal virus H5N1 si diffonda all’uomo resta basso, nonostante i numerosi casi registrati nel 2024. Lo confermano gli esperti dei National Institutes of Health (NIH) statunitensi in un articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Vaccini e trattamenti: la situazione è sotto controllo
Jeanne Marrazzo, direttrice del Niaid (Istituto Nazionale per le Allergie e le Malattie Infettive), e Michael Ison, esperto di malattie respiratorie, rassicurano: i vaccini e i trattamenti attuali sono sufficienti a prevenire le forme gravi della malattia. Tuttavia, sottolineano l’importanza di un monitoraggio costante del virus e delle sue mutazioni.
La diffusione globale
Identificata per la prima volta in Italia oltre un secolo fa, l’influenza aviaria ha ormai raggiunto persino l’Antartide. Nel 2024, si sono registrati 66 casi confermati e 7 probabili negli Stati Uniti, oltre a un caso grave in Canada, legato a una variante mutata del virus.
Quattro punti chiave per controllare l’epidemia
Marrazzo e Ison indicano quattro pilastri fondamentali per affrontare l’epidemia:
- 1. Collaborazione interdisciplinare
- È essenziale unire gli sforzi tra medici, veterinari, operatori della sanità pubblica e addetti agli allevamenti per monitorare il virus.
- 2. Sorveglianza delle mutazioni
- Il caso canadese, con gravi complicazioni respiratorie, evidenzia l’importanza di studiare attentamente le mutazioni virali.
- 3. Sviluppo di vaccini e terapie
- Investire nella ricerca e testare nuove soluzioni è cruciale per prevenire eventuali mutazioni pericolose.
- 4. Protezione dei lavoratori a rischio
- Chi opera a stretto contatto con pollame e bestiame deve essere maggiormente tutelato per ridurre il rischio di infezioni.
L’evoluzione del virus sotto la lente
Gli esperti avvertono che, sebbene il rischio attuale per l’uomo sia basso, l’H5N1 continua a evolversi. Un monitoraggio costante e una risposta rapida alle sue mutazioni sono fondamentali per evitare potenziali scenari di emergenza sanitaria.
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