Cosa succederebbe se potessimo tornare indietro di oltre 2 miliardi di anni? Troveremmo un pianeta molto diverso da quello che conosciamo oggi; un mondo senza ossigeno nell’atmosfera, dove la vita era dominata da microbi che non avevano bisogno di respirare come facciamo noi.
Nessun animale, nessuna pianta, niente aria da inspirare, ma solo batteri anaerobici che si affidavano alla fermentazione per sopravvivere.

Eppure, qualcosa è accaduto, un evento così potente da cambiare per sempre il volto della Terra: il Grande Evento Ossidativo, o GOE (Great Oxidation Event). È grazie a quel cambiamento se oggi possiamo respirare, muoverci, pensare. In pratica, è lì che inizia davvero la storia della vita come la conosciamo.
Un viaggio nel tempo sotto il Sudafrica
Un team di scienziati delle università di Syracuse e del MIT ha deciso di scavare (letteralmente) nel passato, analizzando carote di roccia antica raccolte in Sudafrica e quelle rocce risalgono a un’epoca compresa tra 2,2 e 2,5 miliardi di anni fa, proprio durante la fase in cui l’ossigeno iniziava a diffondersi negli oceani e nell’atmosfera.
Ma come si misura qualcosa di così lontano nel tempo? La chiave è negli isotopi dell’azoto: molecole che raccontano la storia chimica degli oceani; utilizzando strumenti avanzatissimi, il team ha scoperto che il ciclo dell’azoto (e quindi la presenza di ossigeno disciolto) era già attivo 100 milioni di anni prima di quanto si pensasse.
Una scoperta che riscrive la cronologia di uno dei momenti più cruciali dell’evoluzione terrestre.
Microbi, ossigeno e l’inizio di tutto
Quando l’ossigeno iniziò ad accumularsi nell’atmosfera, molti organismi anaerobici morirono. Ma questo “cataclisma invisibile” fu anche una rinascita: comparve la respirazione aerobica, cioè quel processo che oggi ci permette di usare il glucosio per ottenere energia.
In parole povere : senza quell’antico cambiamento, nessun essere umano, animale o pianta potrebbe esistere.
Lo studio mostra che l’evoluzione non è avvenuta in un colpo solo, ma è stata un lungo percorso di adattamento e i microbi dovevano imparare a gestire un nuovo elemento: l’ossigeno, che all’inizio era un rifiuto tossico della fotosintesi.
Le rocce come macchine del tempo
A fare la differenza è stato anche il lavoro nel laboratorio del professor Christopher Junium a Syracuse, dove si utilizzano strumenti capaci di leggere tracce di azoto in quantità mille volte più basse di quelle normalmente misurabili: una tecnologia che oggi permette di ricostruire il puzzle della vita di miliardi di anni fa.

Secondo il ricercatore Benjamin Uveges, questi risultati sono fondamentali per capire non solo come siamo arrivati fin qui, ma anche dove potremmo andare in futuro, specialmente in un’epoca segnata dai cambiamenti climatici.
In breve
Riassumendo il tutto perché non è una cosa immediata da comprendere:
- Prima del GOE, la Terra era priva di ossigeno e abitata solo da microbi anaerobici.
- Il GOE ha permesso la formazione dell’atmosfera ossigenata che oggi rende possibile la vita complessa.
- Le nuove analisi mostrano che gli oceani erano ossigenati molto prima di quanto pensassimo.
- Capire questo evento aiuta a comprendere l’evoluzione della vita — inclusi noi umani.

Perché è importante?
Studiare il passato è un modo per capire il futuro e oggi affrontiamo sfide ambientali che, seppur diverse, coinvolgono gli stessi meccanismi fondamentali: come la vita si adatta ai cambiamenti del pianeta; e se vogliamo sopravvivere a quelli futuri, dobbiamo capire bene quelli del passato.