Oggi ti andremo a raccontare la storia di un dispositivo che ha lasciato il segno nella storia, l’Asus PadFone. Al CES 2011 Asus ha presentato l’EEE Pad Transformer TF101, un tablet che poteva trasformarsi in un piccolo laptop grazie al dock opzionale per la tastiera.
Questa idea rivoluzionaria è arrivata quasi un decennio prima che Apple decidesse di fare lo stesso con la Magic Keyboard per iPad Pro, tuttavia le ambizioni di Asus erano molto più grandi di un semplice 2 in 1, voleva infatti creare un unico gadget informatico, l’unico di cui tu avessi mai bisogno.
La realizzazione di questa idea è arrivata solo un anno dopo: arriva l’Asus PadFone. Il nome rispecchia esattamente la sua essenza, è infatti un telefono che può trasformarsi in un tablet utilizzando l’apposito dock e, quel tablet, potrebbe collegarsi a una tastiera dock, proprio come il Transformer.
L’Asus PadFone aveva uno schermo Super AMOLED da 4,3″ con una risoluzione di 540 x 960 px. Questo andava a “crescere” fino a diventare un LCD da 10,1″ con una risoluzione di 1.280 x 800 px quando lo collegavi al dock del tablet.
Il tablet inoltre conteneva una batteria da 6.600 mAh (il telefono stesso aveva solo una cella da 1.520 mAh a bordo) mentre il dock della tastiera aveva un’ulteriore batteria da 6.600 mAh –andando a creare una specie di effetto matrioska–.
Asus usò un modo molto intelligente su come utilizzare il sistema a tre batterie: la batteria della tastiera si scaricava per prima e si caricava per ultima. In questo modo la batteria del telefono era sempre mantenuta alla massima carica, allo stesso modo, il dock per tablet dava la priorità alla batteria del telefono.
Per quanto riguarda la tastiera stessa, era un po’ piccola (questo dopotutto era l’equivalente di un laptop da 10,1″). A parte i tasti QWERTY, c’era anche un touchpad con dimensioni decenti per l’epoca.
Oltre alle dita, sull’Asus PadFone, potevi anche usare uno stilo, che in realtà non era effettivamente uno stilo, anche se funzionava come tale. A dirla tutta era un auricolare Bluetooth che potevi usare per effettuare e ricevere chiamate.
Questo “stilo” aveva pulsanti di chiamata e di riaggancio e persino un motorino per la vibrazione, quindi non avresti perso le chiamate in arrivo se ti fossi trovato lontano dall’Asus PadFone, oltre a darti la comodità di non dover estrarre il telefono dal dock per ogni chiamata.
Asus PadFone: ai suoi tempi era un valido dispositivo?
L’intera configurazione era piuttosto ambiziosa in quanto era ancora ai primi giorni di Android. L’Asus PadFone è stato lanciato con Android 4.0 Ice Cream Sandwich. Fondamentalmente, è arrivato dopo Honeycomb 3.0, dedicato all’aggiunta di un’interfaccia utente per tablet ad Android.
Tuttavia, il sistema vanilla non supportava il multitasking a schermo diviso e le moderne modalità desktop. L’Asus PadFone (e quindi il tablet e il laptop) era alimentato da uno Snapdragon S4 Plus con una CPU Krait dual-core a 1,5 GHz, abbinata a una GPU Adreno 220, inoltre avevano solo 1 GB di RAM tra loro, il che non era molto per un laptop, nemmeno otto anni fa.
Altri problemi arrivarono anche dalle app, gli sviluppatori Android infatti ignoravano principalmente lo spazio del tablet, quindi poche app avevano una versione personalizzata della loro interfaccia utente per tablet –un’interfaccia del telefono estesa su un display da 10,1″ non è carina–.
Tuttavia, il sogno era una realtà: un dispositivo poteva essere il tuo telefono, tablet e laptop (ovviamente usando il set di dock appropriato). Tutti i tuoi dati e le tue app si trovavano in un unico posto, quindi potevi passare senza soluzione di continuità tra diversi fattori di forma a seconda della situazione.
La realtà non era altrettanto rosea, sfortunatamente. Ancora una volta, la maggior parte delle app non erano pronte per il funzionamento su tablet e laptop, inoltre mentre il telefono + dock per tablet + dock per laptop pesavano meno di avere tre dispositivi separati, erano comunque ancora molto ingombranti e aumentavano il costo complessivo.
Motorola Atrix, lanciato un anno prima, riscontrò problemi simili, tuttavia tagliò fuori il tablet dall’equazione e ti forniva un dock per laptop a cui collegare il telefono, anche se ciò non ti salvava dal dover portare una borsa per laptop, inoltre tutta la faticaccia e il doversi caricare di roba era per avere un laptop sottodimensionato con software limitato (l’Atrix aveva sì una build completa del browser Firefox, ma comunque…).
Avremo un ritorno, migliorato a quel passato?
Oggi assistiamo a una rinascita di idee simili. Apple ha confermato ufficialmente che sta lavorando su Mac basati su ARM, nel frattempo puoi collegare un iPad Pro alla Magic Keyboard e renderla una sorta di esperienza MacBook Air basata su ARM.
L’ultimo iPadOS ha il pieno supporto per il funzionamento di tastiera e mouse / trackpad e, cosa ancora più importante, una suite di app che sanno come eseguire il multitasking su un grande schermo.
Questo dimostra che i sogni dei geek non sono sempre pratici nella realtà, se lo fossero infatti, sia l’Asus PadFone sia l’Asus Transformer Book V del 2014 avrebbe avuto successo: quella era una vera soluzione all-in-1 o meglio, 5 in 1.
Si iniziava con un telefono Android che poteva agganciarsi a un tablet da 12,5″ che eseguiva Windows 8.1 su una CPU Intel Core (quindi Windows reale, nessuna di quelle sciocchezze RT). Quando era ancorato, lo schermo del telefono appariva come una finestra all’interno di Windows, quindi avevi ancora accesso alle app del telefono.
Inoltre potevi farlo andare a schermo intero, essenzialmente trasformandolo in un tablet Android. L’aggancio del telefono inoltre collegava la sua connessione LTE al tablet Windows, in modo da far si che i guerrieri della strada potessero usare Internet in movimento.
Naturalmente, c’era anche un dock per tastiera, era possibile utilizzare solo il tablet e la tastiera come laptop Windows mantenendo il telefono in tasca, oppure potevi agganciarlo per ottenere un laptop Windows / Android connesso LTE –come ti ho spiegato poco fa–.
Sembrava un gadget di un film, ma era molto reale, eppure probabilmente non lo ricordi perché non è riuscito a ottenere la diffusione necessaria, fine simile a quella fatta per la maggior parte degli sforzi di Asus con i Transformer e con Asus PadFone.
Le custodie per telefoni, tablet e laptop non si sono mai abbastanza sovrapposte per rendere utili tali soluzioni. Anche il visionario Steve Jobs ha sbagliato su questo, i tablet non hanno mai inaugurato l’era post-PC per lo stesso motivo.