La vita nello spazio non è solo un’avventura scientifica ed emozionante, ma spesso comporta anche sacrifici personali molto profondi. Barry “Butch” Wilmore e Sunita “Suni” Williams, due astronauti della NASA, sanno bene cosa significa rinunciare ai momenti più importanti con la famiglia, come le festività natalizie o la laurea di un figlio. A causa del fallimento del veicolo Starliner di Boeing, infatti, i due astronauti sono rimasti bloccati sulla Stazione Spaziale Internazionale per oltre sei mesi in più del previsto, e la loro odissea continua.
L’incubo dello Starliner: missione prolungata di otto mesi
Inizialmente, la missione di Wilmore e Williams doveva durare soltanto otto giorni. Un viaggio breve, giusto il tempo di una rotazione di routine. Ma la realtà si è rivelata ben diversa. Il fallimento dello Starliner — con guasti ai propulsori e perdite di elio durante il viaggio — ha obbligato il veicolo a tornare sulla Terra senza passeggeri, lasciando gli astronauti marooned sulla ISS.
Il prossimo tentativo di recupero, ironicamente, non vedrà un nuovo Starliner protagonista, ma sarà una capsula SpaceX Dragon Crew a compiere la missione di salvataggio, tra qualche mese. Nel frattempo, Wilmore e Williams passeranno le festività di Natale e Capodanno lassù, in un microcosmo che offre ben poco del calore che la famiglia, sulla Terra, avrebbe potuto donare.
Una situazione lontana dall’ideale: sacrifici e delusioni
Le parole di Frank Rubio, un altro astronauta della NASA che ha vissuto un’esperienza simile, riecheggiano tra chi ha lasciato la Terra per il bene della scienza: “C’è un po’ di delusione nel sapere che stai perdendo certi momenti come padre”, ha raccontato Rubio in un’intervista al Washington Post. Rubio, infatti, ha trascorso oltre un anno sulla ISS, dopo che il veicolo Soyuz russo con cui doveva rientrare ha subito una perdita di radiatore, costringendolo a prolungare la sua permanenza oltre i limiti previsti.
Per chi ha famiglia, come Rubio o come gli attuali astronauti sulla ISS, il prezzo da pagare è altissimo. Wilmore e Williams vedranno sfumare non solo il Ringraziamento, ma anche le occasioni più intime e personali. “Quando ti aspetti una missione di 8-15 giorni, e poi arriva la notizia che durerà molto di più, è sempre difficile, soprattutto per motivi personali”, ha ammesso Rubio.
La routine sulla Stazione Spaziale: monotonia e resilienza
La vita sulla Stazione Spaziale Internazionale non è una passeggiata. È un’esistenza scandita dalla routine: due ore di esercizio fisico al giorno per combattere l’atrofia muscolare dovuta alla microgravità, gli stessi cavi e computer che circondano ogni angolo, e una finestra sul mondo — la cupola — che rappresenta uno dei pochi sollievi dalle quattro pareti che diventano la tua casa.
“Puoi guardare fuori dalla cupola solo per pochi minuti al giorno”, ha confessato Rubio, sottolineando quanto la monotonia sia un nemico costante lassù. La ripetitività è parte del lavoro, ma può mettere a dura prova anche gli individui più temprati.
Il prezzo dell’élite: la solitudine al vertice
Essere un astronauta è un onore, uno dei massimi traguardi per chi ama lo spazio e il progresso scientifico. Ma c’è un prezzo da pagare: la solitudine, la distanza, la mancanza dei momenti più significativi con la propria famiglia. Barry Wilmore e Sunita Williams passeranno questo Natale lontani dai loro cari, nel freddo silenzio del cosmo, mangiando cibo liofilizzato che somiglia più a un pasto da TV dinner che a una vera cena natalizia.
E tu, cosa ne pensi di questi sacrifici? È giusto accettare tali privazioni in nome della scienza? Raccontaci la tua opinione nei commenti e non dimenticare di condividere l’articolo sui social per far conoscere questa storia incredibile.