Negli ultimi anni, l’assunzione di antibiotici è salita sul bancone degli imputati per i più svariati motivi, ma questa volta l’accusa ha un certo rilievo: pare infatti ci sia un legame tra la consumazione degli antibiotici e il declino cognitivo.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Plos One.
Assunzione di antibiotici e declino cognitivo: ecco cosa dice la ricerca
Per poter sviluppare lo studio, un team di studiosi della Harvard Medical School nel Massachusetts, si è basato su un campione di 14.542 soggetti di sesso femminile. Gli scienziati, nella loro ricerca, hanno provato a spiegare quanto sia importante monitorare attentamente l’uso di antibiotici e anche quanto sia importante comprendere il legame tra ciò che sta succedendo nelle nostre viscere e cosa sta accadendo nel nostro cervello.
Esiste una comunicazione bidirezionale tra il sistema nervoso centrale e l’intestino, che è chiamata asse intestino-cervello. Gli scienziati ritengono che l’asse intestino-cervello consenta ai nostri batteri intestinali di influenzare il cervello.
Il microbioma intestinale regola lo sviluppo e le funzioni cerebrali per tutta la durata della nostra vita. Sono state dimostrate diverse evidenze scientifiche che attestano che i cambiamenti del microbioma intestinale possono avere una funzione nello sviluppo di condizioni psichiatriche e neurologiche quali: depressione, schizofrenia, disturbo dello spettro autistico, ansia e morbo di Alzheimer.
L’assunzione di antibiotici può alterare le comunità microbiche intestinali poiché, per loro stessa natura, sopprimono i batteri. Questi cambiamenti possono durare mesi o anni dopo l’esposizione al loro utilizzo.
Diversi studi precedenti hanno rilevato una connessione tra il microbioma intestinale e il cervello, ma ad oggi non si conosce non quale possa essere questo coinvolgimento. La nuova ricerca degli studiosi di Harvard aggiunge nuove informazioni in un campo di ricerca molto importante.
“In una coorte di oltre 14.000 donne, abbiamo osservato che l’uso di antibiotici nella mezza età era significativamente associato a successivi punteggi più bassi per la cognizione globale, l’apprendimento e la memoria di lavoro e la velocità e l’attenzione psicomotoria”, hanno dichiarato gle esperti: “Per quanto ne sappiamo, la nostra ricerca rappresenta il primo grande studio sull’uso cronico a lungo termine di antibiotici e la successiva cognizione“.
Le donne coinvolte nello studio e in un progetto di ricerca a lungo termine sulle malattie croniche chiamatoNurses’ Health Study, avevano assunto farmaci antibiotici per diverse ragioni, tra le quali: infezioni respiratorie, problemi dentali, acne e infezioni del tratto urinario.
Secondo le informazioni ricavate dal campione di studio, per chi era coinvolto nell’assunzione di antibiotici, il conseguente calo della potenza cerebrale nelle varie categorie di apprendimento, risposta e memoria era l’equivalente di circa tre o quattro anni di normale invecchiamento.
L’abilità cognitiva è stata valutata in media sette anni dopo l’inizio dell’uso di antibiotici, attraverso un test online che i volontari hanno compilato a casa. Il test ha incluso quattro diversi compiti in totale, progettati per misurare diversi aspetti delle prestazioni cognitive.
“Questa relazione era associata a una maggiore durata dell’uso di antibiotici e persisteva dopo la modulazione per molti potenziali fattori di confusione“, hanno spiegato gli autori dello studio.
È importante specificare che in ricerche scientifiche come questa, la connessione non è sufficiente per dimostrare il nesso di causalità. In parole povere i dati non mostrano che è sicuramente l’uso di antibiotici che sta portando a un calo cognitivo.
È possibile che le condizioni a cui erano destinati gli antibiotici, piuttosto che gli antibiotici stessi, abbiano causato questo piccolo calo cognitivo, ad esempio. Tuttavia la ricerca ha rivelato abbastanza per poter suggerire che più studi sull’argomento sono più che giustificati.
Per completezza di informazione, è necessario sottolineare i limiti della ricerca in questione: non ha esaminato nessuna tipologia particolare di antibiotico; si è basata sull’auto-segnalazione dell’assunzione di antibiotici. Tuttavia, l’ampia dimensione del campione e la presa in considerazione di altre variabili, inclusa la dieta e altri farmaci, ne aumentano il valore.
Le indagini sul legame tra antibiotici, microbioma intestinale e funzione cerebrale non si fermeranno, si può affermare che, ad oggi, questa è una delle migliori ricerche messe in campo che abbia studiato i potenziali effetti a lungo termine negli esseri umani adulti dell’assunzione di antibiotici.
“Dato il profondo effetto dell’uso di antibiotici sul microbioma intestinale – con studi precedenti che mostrano alterazioni del potenziale funzionale a due e quattro anni dopo l’esposizione agli antibiotici – l’asse intestino-cervello potrebbe essere un possibile meccanismo per collegare gli antibiotici alla funzione cognitiva“, hanno concluso i ricercatori.