L’usura delle articolazioni può portare a infiammazioni, rottura della cartilagine e sviluppo dell’osteoartrosi , o più semplicemente artrosi. Gli scienziati della UF Scripps Biomedical Research hanno trovato un possibile nuovo obiettivo per combattere questa dolorosa patologia.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PLOS One.
Ecco la nuova potenziale terapia per combattere l’artrosi
Il biochimico Patrick Griffin, Ph.D., e il collega Mi Ra Chang, Ph.D., descrivono una specifica proteina che gestisce le attività all’interno dei condrociti, un tipo cellulare critico che mantiene la cartilagine sana nelle nostre articolazioni.Quando le persone invecchiano e stressano le articolazioni, i loro condrociti iniziano a cedere.
Il team di ricerca dell’ UF Scripps ha scoperto che l’attivazione di una specifica in queste cellule chiamata RORβ (beta) potrebbe ripristinare più fattori necessari per articolazioni lisce a livelli più sani, aiutando a controllare l’infiammazione. L’attivazione di RORβ potrebbe quindi presentare una nuova strategia utile per prevenire o ritardare lo sviluppo dell’osteoartrite degenerativa delle articolazioni, ha affermato Griffin, professore di medicina molecolare e direttore scientifico della UF Scripps Biomedical Research.
“Le persone hanno bisogno di un farmaco per l’artrosi che affronti la causa principale del danno e dell’esaurimento della cartilagine poiché attualmente non ci sono farmaci modificanti la malattia per quella che è la causa di disabilità n. 1 negli Stati Uniti”, ha dichiarato Griffin. “Mentre il nostro lavoro è nelle fasi iniziali, il nostro studio suggerisce che il recettore nucleare RORβ potrebbe presentare un nuovo obiettivo terapeutico per proteggere i danni alla cartilagine e forse attivare la rigenerazione della cartilagine”
RORβ, abbreviazione di “recettore orfano beta correlato al recettore dell’acido retinoico”, è un tipo di proteina chiamata recettore nucleare. Nelle nostre cellule, i geni cambiano tra periodi di attività e inattività. Quando i recettori nucleari si legano al DNA, ciò attiva il processo cellulare di trascrizione dei geni in proteine. RORβ è stato collegato allo sviluppo della retina dell’occhio durante la crescita fetale e può influenzare i ritmi circadiani controllando i geni dell’orologio. Ma il suo ruolo nel mantenimento della salute della cartilagine non era chiaro.
Griffin ha studiato le cause delle malattie delle ossa per molti anni. Si è concentrato su RORβ per diversi motivi. Mentre pochi studi si sono concentrati su questo recettore, alcuni avevano mostrato una correlazione tra l’attività del recettore e la perdita ossea. Quindi lui e Chang hanno deciso di capirlo meglio. Cambiare linee cellulari ingegnerizzate per consentire gli studi.
“Con nostra sorpresa, il programma genico sovraregolato dall’aumento dell’attività RORβ è stato di supporto alla formazione di condrociti, antinfiammatori e protettivi contro la degradazione della cartilagine”, ha aggiunto Chang.
Griffin ha affermato che il team ha avviato ulteriori studi a causa dell’enorme necessità di soluzioni per l’artrosi. Negli Stati Uniti, circa 32 milioni di persone vivono con questa condizione dolorosa: “Questo studio suggerisce che RORβ potrebbe essere un bersaglio terapeutico attraente. Tuttavia, c’è molto altro che dobbiamo svelare”, ha detto Griffin. “In particolare, vogliamo capire di più sul meccanismo con cui RORβ colpisce i condrociti e attenua i segnali infiammatori che portano alla distruzione della cartilagine”.
Il Professor Hassan Zmerly, co-responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia di San Pier Damiano Hospital di Faenza. Il Prof. Zmerly è un esperto di artrosi e ha al suo attivo oltre 15000 interventi chirurgici di artroscopia e di chirurgia protesica del ginocchio, dell’anca e della spalla, ha dichiarato: “La comparsa dell’artrosi è dovuta prevalentemente a fenomeni degenerativi legati all’età e a traumi, specialmente tra gli sportivi. Più raramente, possono contribuire anche fattori costituzionali”.
“L’artrosi è una condizione progressiva che interessa tutte le strutture dell’articolazione: osso, cartilagine, menischi, legamenti, membrana sinoviale. La principale responsabile è però la cartilagine, un tessuto connettivo elastico che assorbe il carico, permette il movimento fluido delle articolazioni ed evita lo sfregamento tra le ossa.
La gravità dell’artrosi dipende quindi dalla profondità e dall’estensione delle lesioni alla cartilagine: nello stadio più avanzato, essa è completamente usurata e le ossa arrivano a toccarsi tra di loro, come si può evidenziare con l’esame radiografico”.
“La cura dell’artrosi si basa inizialmente su trattamenti conservativi, che evitano il peggioramento della patologia attraverso cambiamenti dello stile di vita: perdere peso, limitare le sollecitazioni alle articolazioni, evitare gli sport con sovraccarico articolare sono tutte misure consigliate, a cui si possono aggiungere farmaci antinfiammatori, integratori, cicli di fisioterapia e rieducazione, calzature e plantari particolari in caso di deviazioni degli arti”.
‘Nelle fasi più avanzate, si possono eseguire infiltrazioni di acido ialuronico, che agisce come lubrificante, oppure in alcuni casi infiltrazioni di cortisone per infiammazioni molto pronunciate. Al momento attuale non esistono cure definitive, ma i trattamenti conservativi e le infiltrazioni concedono al paziente un intervallo di benessere, migliorano la qualità della vita, riducono la sintomatologia e rallentano il peggioramento”.
“Se il trattamento conservativo non dà i risultati sperati, si passa all’approccio chirurgico. Nel caso del ginocchio, se l’artrosi è lieve e la risonanza ha evidenziato una lesione degenerativa del menisco, si può eseguire un intervento di pulizia articolare per rimuovere i frammenti instabili del menisco. In pazienti selezionati questo approccio dà risultati buoni e migliora i sintomi per anni”.
“Nei giovani e negli sportivi, per lesioni localizzate si può ricorrere a una tecnica usata da oltre vent’anni per la rigenerazione fibrocartilaginea. Grazie a forellini praticati nell’osso subcondrale, le componenti del midollo osseo fuoriescono nell’articolazione, formano un “supercoagulo” e apportano sostanze utili per formare un tessuto fibrocartilagineo che aiuta a migliorare i sintomi”.
” Per lesioni limitate si possono eseguire piccoli innesti osteocondrali: si preleva un frammento di cartilagine e osso da zone del ginocchio non soggette a carico e lo si trapianta nella lesione. La stessa tecnica si può eseguire con innesti di sintesi a base di collagene”.
“L’evoluzione di questi interventi ha portato al trapianto autologo di cellule staminali mesenchimali, ovvero cellule in grado di differenziarsi in cartilagine e osso. Anche se al momento non c’è una comprovata evidenza scientifica di efficacia, i primi risultati sono promettenti: in pazienti selezionati, il trapianto di cellule mesenchimali ha mostrato un effetto lubrificante e antinfiammatorio, al quale potrebbe aggiungersi la rigenerazione dei tessuti lesionati”.
“Nei pazienti con grave degenerazione dell’articolazione si procede con l’impianto di una protesi artificiale. Ogni anno si eseguono in Italia oltre 200000 interventi di protesi del ginocchio, dell’anca e della spalla, e la tecnologia della protesi si è evoluta moltissimo negli ultimi vent’anni, sia dal punto di vista del design sia dei materiali utilizzati, oggi più innovativi, resistenti, duraturi e anallergici. L’approccio privilegiato è quello meno invasivo e si sostituiscono esclusivamente le parti lesionate”.
“Solo in casi molto gravi e in presenza di altri fattori di rischio, come l’obesità, si ricorre a protesi più estese per garantire la loro tenuta e funzionalità. Se sono presenti deformità nelle strutture ossee, si possono stampare protesi 3D su misura.
Nella maggior parte dei casi l’intervento è risolutivo ed evita ricadute. Le possibili complicanze riguardano l’introduzione di un corpo estraneo (la protesi) nell’organismo: per prevenirle, sono fondamentali le prove allergiche e un’attenta valutazione di infezioni silenti pre-esistenti”.
In Italia, secondo il Centro Nazionale Artrosi: “L’artrosi è una malattia articolare cronico – degenerativa a carattere progressivo, che colpisce in Italia circa 4 milioni di persone di cui, in base alle stime dei dati Istat, 640.000 in Lombardia (280.000 in Emilia Romagna, 360.000 nel Lazio, 320.000 in Veneto). Interessa principalmente le persone anziane, ma anche i giovani possono soffrirne”.
“Infatti, come per molte altre malattie, nella maggior parte dei casi l’insorgere della patologia è dovuto ad una combinazione fra la predisposizione genetica dell’individuo (artrosi di tipo primario) e l’influenza dei fattori ambientali, soprattutto le sollecitazioni meccaniche, l’obesità, le malformazioni, i traumi ed i microtraumi (artrosi di tipo secondario). L’osteoartrosi presenta una prevalenza del 11% e 24% nella popolazione adulta rispettivamente per ginocchio e anca (dati EULAR 2013). È la causa principale di disabilità”.
Il Centro Nazionale Artrosi rappresenta una realtà esclusiva nel settore medico nazionale, in quanto a innovazione tecnologica e terapeutica, utilizzo di protocolli sanitari all’avanguardia e forte attenzione ai metodi di cura alternativi. Un approccio nuovo, moderno e mininvasivo, volto a promuovere non solo la cura ma anche la conoscenza e la prevenzione della malattia”.
“Le donne sono le piu’ colpite e in testa alla classifica si trovano artrosi, artrite e ipertensione arteriosa. Ma, nonostante il cambiamento che ha investito il Servizio sanitario nazionale negli ultimi anni con il potenziamento dei servizi territoriali e domiciliari, i pazienti continuano a lamentare difficolta’ di accesso ai servizi, inadeguatezze delle prestazioni e disparita’ tra le aree del Paese. E’ quanto emerso durante la ”Prima conferenza italiana sull’accesso alle cure nelle malattie croniche”.
“Secondo i dati Istat piu’ recenti il 45,6% della popolazione al di sopra dei 6 anni e’ affetto da almeno una malattia cronica. In tutto piu’ di 25 milioni di persone, delle quali 8,1 milioni risultano affetti”.