La robotica ci ha abituati ad androidi capaci di servire ai tavoli, di trasportare medicinali per le corsie degli ospedali durante l’emergenza covid19, di rispondere a domande di giornalisti con argomentazioni valide e performanti e adesso ci sorprende con il robot-scienziato, una macchina completamente autonoma, capace di gestire un laboratorio scientifico e lavorare H24.
Il robot-scienziato sarà supportato dall’intelligenza artificiale
Una delle caratteristiche più importanti del nuovo robot sarà il supporto dell’intelligenza artificiale, grazie alla quale sarà in grado di discernere tra esperimenti validi ed esperimenti da cestinare.
A parlarne è la prestigiosa rivista Nature, che ha pubblicato un test eseguito da un team di ricercatori di Leverpool capitanato da Andrew Cooper. L’esperimento ha fatto muovere i primi passi all’androide in un laboratorio di chimica. Benjamin Burger, coautore dello studio e ricercatoredell’Università di Liverpool, ha spiegato: “Il nostro ricercatore programmabile può funzionare autonomamente, e questo ci consente di eseguire gli esperimenti direttamente da casa e di velocizzare notevolmente le scoperte scientifiche”.
“In un momento particolare come questo, in cui è importante mantenere le distanze e allo stesso tempo continuare a cercare soluzioni efficaci per la gestione delle sfide globali, il nostro ricercatore robotico potrebbe rivelarsi estremamente utile: non prova noia, stanchezza, confusione o bisogno di riposare” ha aggiunto Cooper.
Gli scienziati hanno precisato che il robot è capace di svolgere i compiti con grande velocità, il che consente ai ricercatori di concentrarsi sull’innovazione e le nuove teorie: “Il ricercatore robotico può inoltre condurre esperimenti più rischiosi, ad esempio in ambienti di laboratorio più difficili o che prevedano l’uso di sostanze tossiche”, ha chiarito Burger.
Lo scopo dello scienziato robot è quello di avere tanti cloni distribuiti in altrettanti centri di ricerca. Le macchine saranno pilotate a distanza da un’unica base centrale: “Siamo ancora lontani da una realtà del genere ma è il futuro che speriamo. Potrebbe consentire agli scienziati di tutto il mondo di innovare alla massima velocità possibile, esplorare problemi più grandi e più complessi, come la decarbonizzazione, la prevenzione e il trattamento delle malattie e la pulizia dell’aria. Sarebbe efficiente, rapido e sicuro”, ha concluso Deirdre Black, responsabile della ricerca e dell’innovazione presso la Royal Society of Chemistry.