È di questi giorni l’uscita dei dati sull’app Immuni relativi al numero di download: 1.400.000 in più rispetto alla settimana scorsa, che porta il totale di installazioni sugli smartphone a 8,1 milioni.
Parrebbe un trend positivo, la cui escalation è probabilmente data dalle ultime allarmanti notizie trasmesse sui canali riguardo ad un aumento dei contagi, in molte regioni quasi triplicati, tanto che si pensa possa scattare presto un nuovo lockdown. Non sono mancati però inviti e raccomandazioni da parte del Governo, che ha espanso la campagna di sensibilizzazione persino nelle scuole – suggerendo anche ad utenti minorenni, quindi, l’installazione della suddetta App -.
Ma tecnicamente, l’app Immuni, sta funzionando come dovrebbe?
Nonostante i numeri parlino di una cifra di notifiche inviate compresa tra 7 e 8 mila, sembra che il Sistema abbia non poche falle. Molte persone, come si può vedere anche dalle recensioni lasciate su Playstore (per Android) segnalano che, una volta accertata una positività, il sistema di allerta non funziona. Le lamentele riguardano anche la non funzionalità dell’app su dispositivi non di ultima generazione – spesso quelli posseduti da anziani che, come si sa, sono i soggetti ritenuti più a rischio – altri ancora lamentano consumi di batteria eccessivi, visto che per far funzionare correttamente l’app si devono attivare ovviamente le funzioni Bluetooth e Geolocalizzazione.
Insomma, nonostante almeno le polemiche sul fattore privacy si siano placate –“La tutela di privacy e sicurezza dei dati, in ogni funzione dell’app, è stata comunque verificata anche analizzando il codice open source pubblicato alla data del test” – in molti, con telefoni neanche tanto datati a dir la verità, sono rimasti esclusi da questo sistema che dovrebbe fare dell’inclusività la sua forza.
Per correttezza d’informazione però, va detto che in molti casi invece l’app Immuni ha funzionato, inviando correttamente le notifiche e gestendo nel modo giusto i dati inseriti da circa 500 utenti che sono riusciti ad utilizzarla senza intoppi. La speranza rimane dunque quella che gli sviluppatori riescano a risolvere le mancanze velocemente, e che gli organi competenti, come le ASL, riescano a soddisfare le richieste degli utenti, così da spazzare via anche gli ultimi barlumi di dubbio dei cittadini, esasperati da un sistema “all’italiana” che non garantisce mai “alla prima” un servizio efficiente. Si tratta in fondo solamente di uno tra i tanti mezzi che abbiamo a disposizione per contrastare l’avanzata di questo virus, che ancora fa paura.