Per una manciata di persone nel mondo, vivere con una rara condizione genetica porta con sé un effetto collaterale sorprendente: un sistema immunitario antivirale (letteralmente) capace di respingere qualsiasi virus.
L’immunologo Dusan Bogunovic della Columbia University ha scoperto anni fa che chi presenta una mutazione che causa la carenza della proteina ISG15 sviluppa un’infiammazione costante ma lieve, che di fatto blocca la replicazione di virus come influenza, morbillo, varicella e perfino SARS-CoV-2.

Queste persone, pur avendo avuto contatti con diversi virus, non si ammalano mai visibilmente.
Una terapia sperimentale che imita il difetto genetico
Il team di Bogunovic ha sviluppato una terapia a mRNA che replica temporaneamente questo effetto:
- vengono prodotte 10 proteine chiave (non tutte le 60 generate dalla mutazione),
- confezionate in nanoparticelle lipidiche simili a quelle dei vaccini COVID,
- che una volta inalate attivano le cellule polmonari e impediscono ai virus di replicarsi.

Nei test su topi e criceti, la terapia ha bloccato sia l’influenza che il COVID-19 e, in laboratorio, nessun virus è riuscito a superare le difese attivate.
Perché è importante il sapere del “superpotere” antivirale innato?
Questa tecnologia potrebbe diventare un’arma di prima linea nella prossima pandemia:
- protezione immediata per operatori sanitari, anziani e familiari di malati,
- efficace anche contro virus sconosciuti,
- senza impedire al corpo di sviluppare memoria immunitaria a lungo termine.

I limiti attuali
Il tutto non è esente da limiti, ovviamente, tra i quali:
- La protezione dura circa 3-4 giorni,
- il livello di proteine prodotto nei polmoni va ancora ottimizzato,
- la sfida principale resta consegnare RNA o DNA nelle cellule giuste.
Conclusione
Quella che era partita come una curiosità scientifica è diventata la base per una possibile terapia antivirale universale, capace di proteggere chiunque da qualunque virus.