Un gruppo di ricercatori dell’Università di Copenaghen ha scoperto qualcosa di straordinario grazie a delle fotografie dimenticate degli anni ’60: un modo completamente nuovo per capire come e perché le enormi piattaforme glaciali dell’Antartide stanno collassando. E no, non è solo una questione da “fine del mondo”: riguarda molto da vicino anche l’Europa e paesi come l’Italia.
Antartide: tutto parte da una foto del 1966
Il 28 novembre 1966, un aereo della Marina americana sorvolava l’Antartide con a bordo un fotografo militare. Il suo compito era mappare il paesaggio… ma finì per immortalare anche qualcosa di molto più importante: la piattaforma glaciale Wordie, oggi quasi completamente scomparsa.

Quella foto è diventata il punto di partenza per uno studio rivoluzionario: grazie a un’enorme mole di immagini aeree d’epoca, oggi combinate con i dati satellitari moderni, gli scienziati sono riusciti a ricostruire (per la prima volta) tutta la sequenza temporale di un collasso glaciale, passo dopo passo.
Perché ci riguarda da vicino?
La Wordie è una piattaforma relativamente piccola e il suo crollo ha causato un aumento del livello del mare nell’ordine di millimetri, ma ce ne sono altre, molto più grandi — come la Ronne e la Ross — che potrebbero far salire il livello degli oceani di fino a 5 metri.
E no, non è solo una questione per chi vive a Ushuaia o in Nuova Zelanda. Quando il ghiaccio dell’Antartide si scioglie, cambia anche il campo gravitazionale del pianeta, causando effetti disomogenei: il livello del mare aumenta di più nell’emisfero nord, quindi anche in Europa. Sì, proprio qui da noi.
Il vero nemico? L’acqua calda (dal basso)
Fino a poco tempo fa si pensava che a causare il collasso delle piattaforme fossero principalmente l’aria calda e i laghi di acqua di fusione che si formano in superficie. Ma grazie a queste analisi ultra-dettagliate, oggi sappiamo che il vero colpevole è l’acqua del mare più calda che scioglie il ghiaccio dal basso, nei punti in cui le piattaforme galleggiano sull’oceano.

“La principale causa del crollo della Wordie è stata proprio la temperatura marina crescente”, spiega il ricercatore Mads Dømgaard, autore principale dello studio.
Il collasso è più lento del previsto (ed è una pessima notizia)
La buona notizia? Il processo di collasso è più lento di quanto si pensasse: non ci troveremo di colpo con Venezia sott’acqua domattina.
La cattiva notizia? Proprio perché è lento, è molto più difficile da fermare una volta iniziato. Come girare una petroliera a piena velocità: se ci pensi troppo tardi, ti schianti.
“Questo è un messaggio chiaro: le emissioni di gas serra vanno ridotte ora, non domani”, afferma Anders Anker Bjørk, co-autore dello studio.
Come sono diventate utili delle foto impolverate dell’Antartide
Grazie a una tecnica chiamata structure-from-motion, gli scienziati hanno potuto trasformare centinaia di vecchie foto in modelli 3D precisissimi e hanno così potuto ricostruire:
- Lo spessore del ghiaccio
- La sua estensione
- La velocità del suo movimento
- I cambiamenti nel tempo
Un’operazione che ha richiesto anni, ma che oggi ci offre un nuovo strumento per monitorare (e magari prevenire) altri crolli futuri.

Cosa si può imparare?
Questo studio rappresenta un cambio di paradigma nella comprensione dei ghiacci dell’Antartide: non si tratta solo di dati per scienziati: le previsioni più accurate sull’innalzamento dei mari possono aiutare a pianificare meglio come, dove e quando proteggere le nostre coste e città.
E soprattutto, è un monito: se aspettiamo che i danni siano visibili a occhio nudo, sarà troppo tardi per invertire la rotta.
Riassumendo:
- Vecchie foto aeree dell’Antartide hanno permesso di ricostruire un collasso glaciale dal 1966 a oggi.
- Il vero nemico è l’acqua di mare che scioglie il ghiaccio da sotto.
- Il processo è più lento del previsto, ma per questo ancora più pericoloso a lungo termine.
- Fermare le emissioni ora è la sola scelta razionale.