Amazon è un’azienda che non ha bisogno di presentazioni. Il colosso negli ultimi tempi sta sempre più spingendosi verso domotica e device smart. Stare al passo con i tempi dopotutto è molto importante nel mercato odierno.
A ogni modo, oggi vogliamo riportarti una notizia sconcertante che dovrebbe farci tutti riflettere prima di comprare un dispositivo dell’azienda!
Amazon, ecco che fine fanno i nostri dati!
Quanti di noi al giorno d’oggi, senza pensarci due volte si piazzano in casa un dispositivo che ci ascolta ogni giorno 24h su 24? Che sia un campanello, un assistente vocale, non c’è alcuna differenza, i nostri dati finiscono nelle mani delle aziende che offrono tali servizi.
Qualcuno potrebbe ribattere sostenendo che tanto siamo tutelati dalla legge, che questi dati non possono essere venduti o visualizzati senza nostro diretto consenso. La meccanica purtroppo non è sempre così scontata però.Amazon ha ammesso negli Stati Uniti che può condividere i dati personali degli utenti alle autorità senza il consenso dei primi.
Proprio cosi, e il tutto è alquanto semplice da fare: basta compilare un modulo specifico che spazia per qualsiasi tipologia di prodotto smart venduto sul mercato per inviare la richiesta all’azienda. Calmo però, si tratta di una procedura ammessa solo in caso di emergenza. Più nello specifico, quando ci sono situazioni d’immediato pericolo che giustificherebbero tale intrusione nella nostra privacy.
Amazon giura di valutare singolarmente ogni caso attraverso un operatore fisico e addetto solamente a tale mansione.
La procedura è spuntata fuori negli Stati Uniti grazie a una consultazione diretta di un senatore appartenente al Partito Democratico, Ed Markey. Amazon ha ammesso che quest’anno si sono verificati 11 casi, ribadendo più volte che si tratta di un numero bassissimo e più che accettabile, di risposta affermativa a una richiesta di dati.
Attenzione, se a primo impatto potresti pensare che tanto non ci riguarda, non è proprio così, perché nel form in questione è presente anche l’Italia, quindi le autorità potrebbero tranquillamente richiedere i tuoi dati personali.
Questione ancora più grave è che nei termini di contratto non ce menzione di questa procedura e questo è sicuramente un comportamento vergognoso e scorretto da parte del colosso.
Insomma, riassumendo si tratta di un sistema a prima vista sconosciuto, che non viene menzionato nei termini di contratto e che si basa esclusivamente sulla buona fede dell’azienda e delle forze dell’ordine senza nessun organo esterno e imparziale che vigili su tale attività.
A prima vista diremmo bene ma non benissimo, senza dubbio noi ci auguriamo che i nostri dati sensibili siano davvero riservati come l’azienda vanta. Nel corso degli anni ci sono stati numerosi preoccupanti su tale argomento.
Qui come sempre ritorna la vecchia e sempre verde domanda del: meglio vivere libere da ogni controllo, oppure più sicuri, la nostra privacy è giusto che venga violata così?
Articolo IL-LEG-GI-BI-LE, scritto male, non dice nulla di nulla, le autorità hanno i dati di tutti, chiunque abbia un documento di identità entra in un database. Inoltre le leggi sulla privacy sono molto diverse tra Italia e USA, ma poi nell’articolo non si capisce niente.