Un team di ricerca dell’università di Montreal ha osservato nel gene Bmi1, conosciuto come inibitore dell’invecchiamento cerebrale, un fattore protettivo dalla malattia di Alzheimer.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati dettagliatamente sulla rivista specializzata Nature Communications.
Gene Bmi1: una speranza concreta per i malati di Alzheimer
Il biologo molecolare Gilbert Bernier, che ha coordinato la ricerca, ha spiegato che questa scoperta aggiunge un tassello importante nella lotta contro il morbo di Alzheimer: “Non esiste ancora una cura per questa malattia, che ora colpisce quasi un milione di canadesi. Ogni progresso nel campo porta speranza a tutte queste persone e alle loro famiglie”, ha dichiarato lo studioso.
La funzione del gene Bmi1 scoperta nel Centro di ricerca dell’ospedale Maisonneuve-Rosemont, è quella di impedire che il Dna dei neuroni si possa disorganizzare in un determinato modo definito “strutture G4“. Questa peculiarità interessa i soggetti colpiti dalla malattia di Alzheimer che incentiva la formazione di particolari strutture che interrompono il funzionamento dei neuroni. Come spiegano gli esperti il gene in questione “proteggerebbe dall’Alzheimer prevenendo, tra le altre cose, l’eccessiva formazione di G4 che interrompono il funzionamento dei neuroni”.
In studi precedenti, pubblicati sulle riviste Cell Reports e Scientific Reports, il gruppo di ricerca del biologo molecolare Gilbert Bernier aveva già messo in luce che l’espressione del gene Bmi1 è ridotta nel cervello degli individui con malattia di Alzheimer. Alla ricerca ha partecipato anche uno scienziato italiano: si tratta di Andrea Barabino, un ricercatore che lavora all’Università di Montreal, e studia nel campo delle biotecnologie alle Università di Genova e di Roma Tor Vergata.