L’eutanasia di Pole Pole, l’ultimo elefante dello zoo di Londra, nel Regno Unito, ha ispirato la creazione di Born Free, un’organizzazione che da tempo mantiene una posizione di principio sugli animali in cattività, in poche parole una reale alternativa agli zoo. Sono passati 40 anni dalla morte di Pole Pole e, questo novembre, Born Free invita il pubblico a esplorare se possiamo fornire un maggiore sostegno alla conservazione, alla biodiversità, alla protezione degli ecosistemi, al benessere degli animali, all’istruzione pubblica e alla ricerca efficace guardando “Oltre gli zoo”.
Il 29 novembre, il co-fondatore e presidente esecutivo di Born Free, Will Travers OBE, si unirà a un gruppo di esperti –tra cui l’ambientalista e presentatore televisivo della fauna selvatica Chris Packham– per discutere del futuro degli zoo e di come potremmo cambiare il modo in cui affrontiamo la conservazione e la minaccia della perdita di biodiversità, inoltre Travers e Packham hanno espresso le loro impressioni e i loro sentimenti durante la discussione, e su quali cambiamenti e questioni chiave sperano di esplorare.
Gli zoo sono da tempo oggetto di dibattito tra i sostenitori della conservazione e del benessere degli animali, con molti che si chiedono se gli zoo siano ancora necessari e utili nel ventunesimo secolo, quando la biodiversità è in crisi e gli habitat naturali sono sempre più minacciati, e se davvero non ci sia un’alternativa agli zoo, mentre altri esperti hanno proposto di andare oltre e di pensare a nuove modalità di proteggere e valorizzare la vita selvatica.
Beyond Zoos e il suo scopo
Will Travers, fondatore e presidente della Born Free Foundation, ha organizzato un evento intitolato Beyond Zoos, in cui ha invitato quattro relatori di diversa provenienza e esperienza a discutere di questo tema, e di valutare se c’è un’alternativa agli zoo.
I relatori sono che sono stati invitati sono: Greta Iori, che fa parte dell’Elephant Protection Initiative e che ha una profonda conoscenza delle dinamiche comunitarie nella conservazione; la dottoressa Winnie Kiiru, che è la direttrice esecutiva dell’Impala Research Center in Kenya, uno dei centri di eccellenza sia per la conservazione che per la ricerca in Africa; Damian Aspinall, che possiede due zoo ma che si è reso conto che gli zoo non sono la soluzione migliore per la biodiversità e che ha deciso di chiudere i suoi zoo e di dedicarsi ad altre iniziative per proteggere la vita selvatica, e Chris Packham.
L’obiettivo dell’evento è di coinvolgere le persone che lavorano nel settore dello zoo e di stimolare una riflessione, un dialogo e magari un cambiamento di opinione. Travers sostiene che la pratica di tenere animali selvatici in cattività, che si basa su tre motivazioni principali: conservazione, educazione e ricerca, sia fallita come esperimento, tuttavia i risultati sono troppo scarsi per poter dire che sia un successo, e quindi si chiede come potrebbe essre l’alternativa agli zoo.
Packham condivide la sua critica agli zoo, sottolineando che hanno delle idee obsolete che continuano a sostenere, cioè che sono custodi di geni e quindi di specie, e che praticano l’allevamento di queste specie in cattività in modo da poterle reintrodurre in natura. Questo è facilmente confutabile in molti casi, perché non esiste più un habitat selvatico.
Questo è il motivo per cui quelle specie sono in pericolo. Un esempio è lo zoo di Londra, che ospita le tigri di Sumatra: la foresta di Sumatra è scomparsa del 95% dal 1990, dove pensano quindi di mettere quelle tigri? Quale habitat è disponibile per rilasciare in modo sicuro quegli animali in libertà in questo momento? Non c’è la possibilità di farlo. Quindi gli zoo non sono affatto uno strumento di conservazione efficace in questo caso.
Travers e Packham propongono di esplorare una possibile alternativa agli zoo, come i santuari, le riserve, i parchi nazionali, che offrono agli animali un ambiente più naturale e meno stressante. Inoltre, sollevano delle critiche etiche agli zoo, che mettono in discussione il diritto degli esseri umani di sfruttare gli animali per il proprio divertimento, profitto o prestigio.
Infine, evidenziano le conseguenze psicologiche e comportamentali della cattività sugli animali, che possono manifestare disturbi come la stereotipia, la depressione, l’aggressività, la perdita di identità.
Beyond Zoos e l’alternativa agli zoo può essere reale?
L’evento Beyond Zoos vuole essere un’occasione per immaginare un futuro migliore per gli animali selvatici in cattività, un futuro in cui gli esseri umani non li dominano, ma li rispettano e li aiutano a sopravvivere e a prosperare, un futuro in cui gli zoo non sono più necessari, ma sono sostituiti da altre forme di protezione e valorizzazione della vita selvatica, un futuro in cui gli animali non sono più oggetti, ma soggetti.
Gli zoo sono spesso considerati come luoghi di intrattenimento e di apprendimento per il pubblico, ma qual è il loro impatto reale sulla conservazione e sull’educazione della fauna selvatica? Questa è la domanda che si pongono WT e CP, i due esperti di questioni ambientali, che hanno opinioni diverse sul ruolo degli zoo.
WT sostiene che gli zoo non sono in grado di replicare le condizioni naturali e le esigenze degli animali che ospitano, e che quindi causano loro sofferenza e stress. Egli cita come esempi gli orsi polari, i cani selvatici e i cetacei, che hanno bisogno di ampi spazi, di stimoli cognitivi e di interazioni sociali, che non possono essere soddisfatti in cattività.
La sua proposta di alternativa agli zoo si riassume nel lasciare che le popolazioni in cattività si estinguano naturalmente e di non sostituirle con nuovi esemplari, concentrandosi invece sul ripristino e sulla protezione degli habitat naturali, in linea con gli obiettivi globali di biodiversità.
CP, invece, riconosce che gli zoo hanno un potenziale di conservazione e di educazione, ma che devono migliorare le loro pratiche e la loro efficacia. Egli è interessato a sapere come i visitatori interagiscono con gli animali e con il personale degli zoo, e come questa esperienza possa influenzare la loro comprensione e la loro affinità con la fauna selvatica.
Egli richiede che gli zoo rendano pubblici i dati relativi al tempo trascorso dai visitatori a leggere le informazioni, a guardare gli animali e a frequentare le altre attrazioni, in modo da poter valutare dove e perché il loro impegno sta fallendo, e come poterlo migliorare, e quindi non andare a ricercare un’alternativa agli zoo, ma un migliorarli.
WT e CP concordano sul fatto che alcuni zoo hanno contribuito a risultati di conservazione o educativi, e che alcune ricerche in zoo sono state utili, ma si differenziano sulla portata e sull’impatto di questo lavoro. WT ritiene che non sia sufficiente a giustificare il costo degli zoo, e che sia necessario un cambiamento radicale di paradigma, CP invece ritiene che gli zoo abbiano ancora la capacità di migliorare e di adattarsi alle sfide ambientali.
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