Secondo uno studio condotto da scienziati della Duke-Nus Medical School di Singapore, alcuni tipi di raffreddori comuni potrebbero immunizzare dall’infezione da covid19.
Gli scienziati coinvolti in questa importante scoperta intraprenderanno, grazie ad una società di biotecnologia di Singapore, Tychan, studi clinici sull’uomo per una possibile terapia anticorpale monoclonale per Covid19: il trattamento verrà sperimentato su volontari sani per stabilire la sicurezza e la tollerabilità di TY027, un anticorpo monoclonale o una proteina del sistema immunitario che aggredisce specificamente il virus responsabile del Covid19.
Quali sono i raffreddori comuni che potrebbero immunizzare dal covid19?
Gli studiosi della Duke-Nus Medical School hanno rilevato che nei pazienti infettati da raffreddori causati da virus correlati a Covid19, i cosiddetti betacoronavirus “potevano avere immunità o soffrire di una forma più lieve della malattia“. I betacoronavirus, in particolare OC43 e HKU1, sono responsabili sia dei raffreddori comuni, ma anche di infezioni toraciche importanti nei pazienti più anziani e più giovani e hanno in comune diverse peculiarità genetiche con i coronavirus Covid19, MERS e SARS, tutti trasferiti dagli animali all’uomo.
Ormai è sincerato che i coronavirus rappresentino fino al 30% di tutti i raffreddori, ma ancora non si è a conoscenza di quanti siano causati dai tipi di betacoronavirus. Tuttavia il team di scienziati di Singapore pare abbia trovato evidenze scientifiche circa un’immunità che può resistere per diversi anni a causa delle cellule T “memoria” dell’organismo dagli attacchi di virus pregressi, ma con un simile corredo genetico, anche tra soggetti che non hanno avuto un’esposizione provata al Covid19 o Sars.
L’importanza delle cellule T nei raffreddori comuni
Le cellule T sono una tipologia di globuli bianchi che interessa la seconda linea di difesa del sistema immunitario verso qualsiasi attacco virale, che diventa operativa una settimana dopo l’infezione. Si ritiene da diverso tempo che offrano una immunità duratura ai virus e per questo motivo vengono chiamate cellule di “memoria“. Uno studio, condotto dall’immunologo Professor Antonio Bertoletti e dai colleghi della Duke-NUS Medical School di Singapore, offre alcuni risultati interessanti sul potenziale ruolo delle cellule T nella battaglia contro il Covid19.
Si tratta di studi preliminari e l’eventuale capacità di proteggere delle cellule T dovrà essere confermata da ulteriori studi, ma i ricercatori credono che i soggetti che si sono ripresi dalla SARS nel 2003 manifestano risposte immunitarie alle proteine chiave trovate nel Covid19. Gli esperti hanno evidenziato che i pazienti che in precedenza avevano sviluppato raffreddori da virus correlati al Covid19 (i betacoronavirus), potevano essere immuni o soffrire di una forma più lieve dell’infezione.
“Questi risultati dimostrano che le cellule T di memoria specifiche del virus indotte dall’infezione da betacoronavirus sono di lunga durata, il che supporta l’idea che i pazienti di Covid19 svilupperebbero l’immunità a lungo termine delle cellule T. Le nostre scoperte aumentano anche la possibilità intrigante che l’infezione con virus correlati possa anche proteggere o modificare la patologia causata da SARS-Cov-2, il ceppo di coronavirus che causa Covid19“, hanno dichiarato gli scienziati.
Il campione esaminato interessa 24 pazienti guariti dal covid19 che sono stati sottoposti a prelievi di sangue, 23 che si erano infettati con la SARS e 18 che non erano mai stati esposti né alla SARS né a Covid19. Il gruppo che ha destato lo stupore degli studiosi è stato quello dei soggetti coinvolti in una delle due infezioni, poiché possedevano le cellule T che mostravano una risposta immunitaria ai betacoronavirus animali, Covid19 e SARS.
Questa evidenza scientifica ha fatto ipotizzare che l’immunità dei pazienti si è sviluppata dopo l’esposizione a raffreddori comuni causati da betacoronavirus o da possibili altri agenti patogeni ancora sconosciuti.