Uno studio rivoluzionario condotto dall’UCL ha rivelato un’allarmante correlazione tra il disturbo da deficit di attenzione e iperattività e una riduzione dell’aspettativa di vita. Analizzando i dati di oltre 30.000 adulti nel Regno Unito, i ricercatori hanno scoperto che gli individui con ADHD vivono in media diversi anni in meno rispetto alla popolazione generale.
ADHD e aspettativa di vita: un legame preoccupante
Lo studio, il primo nel suo genere su così vasta scala, ha evidenziato un’apparente riduzione dell’aspettativa di vita compresa tra 4,5 e 9 anni per gli uomini e tra 6,5 e 11 anni per le donne con ADHD. Queste cifre sono allarmanti e sottolineano l’impatto significativo che questo disturbo può avere sulla salute e sulla qualità della vita.
Le ragioni alla base di questa riduzione dell’aspettativa di vita sono molteplici e complesse. Le difficoltà a concentrarsi e a organizzare il lavoro, possono inficiare il rendimento scolastico e professionale, rendendo più complesso trovare un’occupazione stabile. Queste sfide, a loro volta, possono scatenare ansia e depressione, aggravando ulteriormente la situazione.
L’isolamento sociale che ne deriva, unito a comportamenti a rischio più frequenti, può avere un impatto significativo sulla salute fisica e mentale a lungo termine. Le ripercussioni possono essere profonde e durature, influenzando negativamente la vita scolastica, professionale e sociale. La difficoltà a raggiungere obiettivi a lungo termine, combinata con una maggiore vulnerabilità a problemi di salute mentale, può ridurre significativamente l’aspettativa di vita e la qualità della vita.
Uno dei fattori che contribuisce a questo scenario è la diagnosi tardiva. Lo studio ha infatti rivelato che meno di un adulto su nove con ADHD aveva ricevuto una diagnosi formale. Ciò significa che molte persone vivono con questo disturbo senza ricevere il supporto necessario e potrebbero non essere consapevoli delle risorse disponibili.
Il professor Josh Stott, autore principale dello studio, ha sottolineato l’importanza di fornire un adeguato supporto alle persone con ADHD: “Le persone con ADHD hanno molti punti di forza e possono prosperare con il giusto supporto e trattamento. Tuttavia, spesso mancano di supporto e sono più inclini a sperimentare eventi di vita stressanti ed esclusione sociale, con un impatto negativo sulla loro salute e autostima”.
risultati di questo studio sottolineano l’importanza di una diagnosi precoce e di un trattamento adeguato. Un intervento precoce può aiutare a migliorare la qualità della vita delle persone con deficit di attenzione e iperattività e a ridurre il rischio di sviluppare altre patologie. È fondamentale investire nella ricerca e nella formazione degli operatori sanitari per garantire che le persone ricevano le cure di cui hanno bisogno.
Lo studio condotto dall’UCL ha sollevato un allarme importante sulla necessità di affrontare il problema dell’ADHD negli adulti. I risultati ottenuti sottolineano l’impatto significativo che questo disturbo può avere sulla salute e sulla qualità della vita delle persone affette. È fondamentale che la comunità scientifica, i professionisti della salute e le istituzioni lavorino insieme per sviluppare nuove strategie di diagnosi e trattamento, al fine di migliorare la vita delle persone che ne sono affette.
Un impatto significativo sulla salute
Questa ricerca pionieristica getta nuova luce sull’impatto dell’ADHD non diagnosticato sulla salute e sul benessere degli adulti nel Regno Unito. La scoperta di una riduzione significativa dell’aspettativa di vita sottolinea l’urgente necessità di migliorare i servizi di diagnosi e trattamento per gli adulti con questa condizione. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che la sottodiagnosi diffusa potrebbe portare a una sottostima dell’impatto reale di questo disturbo.
La Dott.ssa Liz O’Nions, autrice principale dello studio, ha sottolineato che la sottodiagnosi deldisturbo da deficit di attenzione e iperattività rappresenta un problema significativo. ‘Solo una piccola percentuale di adulti con questa condizione riceve una diagnosi’, ha affermato, ‘e questo significa che i nostri risultati potrebbero sottostimare il vero impatto del disturbo da deficit di attenzione e iperattività sulla salute e l’aspettativa di vita’. In altre parole, le persone che non ricevono una diagnosi potrebbero affrontare sfide ancora maggiori e avere un’aspettativa di vita ancora più ridotta.
Il confronto tra gli adulti con e senza ADHD ha evidenziato un divario significativo nell’accesso ai servizi di supporto. Mentre solo l’11% degli adulti senza disturbo da deficit di attenzione e iperattività ha segnalato l’utilizzo di farmaci o consulenza per problemi di salute mentale, questa percentuale sale a un terzo tra gli adulti con tratti del disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Questi dati sottolineano l’urgente necessità di migliorare l’accesso ai servizi specializzati per gli adulti con questa condizione nel Regno Unito.
Nonostante l’evidente bisogno di supporto, l’indagine rivela un grave gap tra domanda e offerta di servizi per gli adulti con disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Quasi l’8% degli individui risultati positivi allo screening ha segnalato di aver richiesto, senza successo, trattamenti specifici negli ultimi 12 mesi. Questo dato, confrontato con l’1% degli individui senza questa condizione, evidenzia un’urgente necessità di migliorare l’accesso ai servizi per questa popolazione.
La dott.ssa O’Nions ha evidenziato la necessità di ulteriori ricerche per comprendere le cause specifiche delle morti premature nelle persone con disturbo da deficit di attenzione e iperattività. ‘È fondamentale scoprire le ragioni alla base di queste morti premature’, ha affermato, ‘in modo da poter sviluppare strategie preventive efficaci’. Le possibili cause potrebbero includere un maggior rischio di incidenti, malattie cardiovascolari o suicidio, tutti fattori che possono essere influenzati dalla presenza di ADHD non trattato.
Conclusioni
Lo studio presenta alcune limitazioni. In primo luogo, l’assenza di dati sulla causa specifica del decesso rende difficile attribuire con certezza la riduzione dell’aspettativa di vita all’ADHD. In secondo luogo, la potenziale sovrarappresentazione di individui con comorbilità potrebbe distorcere i risultati, sovrastimando l’impatto di questa condizione sulla mortalità. Infine, è importante sottolineare che i risultati potrebbero non essere generalizzabili ad altri contesti socio-culturali e sanitari.
La ricerca è stata pubblicata sul The British Journal of Psychiatry.