Ti sei mai chiesto come mai vediamo pubblicità così mirate mentre navighiamo in rete? La risposta sta nei cookie, piccoli file che memorizzano le nostre abitudini online. Utili, vero? Ma c’è un rovescio della medaglia: i cookie possono diventare il tesoro degli hacker. Google però ha messo a punto una soluzione: una nuova funzione chiamata Device Bound Session Credentials, che promette di blindare i nostri dati su Chrome.
I cookie, quei piccoli guardiani del nostro viaggio digitale, sono molto più di semplici file salvati sul nostro dispositivo
Quando navighiamo su Internet, ogni sito che visitiamo può lasciare una sorta di impronta digitale, sul nostro computer o smartphone. Questi piccoli file contengono informazioni su di noi, come le nostre preferenze di navigazione, i dati di login, e persino i dettagli del carrello della spesa online. Grazie ai cookie, i siti web “ricordano” chi siamo, rendendo la nostra esperienza online più fluida e personalizzata. Ma, come ogni medaglia ha il suo rovescio, anche i cookie hanno il loro lato oscuro, diventando potenziali bersagli per chi vuole violare la nostra privacy.
Nel vasto mondo del web, il furto è all’ordine del giorno. Pensaci, solo dall’oscura profondità del dark web sono stati sottratti 54 miliardi di questi piccoli file, con oltre 450 milioni in Italia. Questi dati non sono solo numeri, ma rappresentano un rischio reale per la nostra privacy e sicurezza online.
La nuova soluzione di Google fa leva su una crittografia che lega i cookie di autenticazione al nostro dispositivo. In pratica, anche se un malintenzionato dovesse impadronirsi dei nostri cookie, non potrebbe farci nulla senza il nostro dispositivo. Inizialmente, questa funzione verrà introdotta per circa il 50% degli utenti desktop di Chrome, attualmente in fase di test nella versione beta del browser.
La situazione di questi file rubati è un panorama globale, con una distribuzione che vede coinvolti 244 paesi. Tra questi, l’Italia si colloca al 19° posto con più di 456 milioni di cookie compromessi. Ma grazie a Google, potrebbe esserci una svolta per proteggere meglio le nostre informazioni online.