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Acidificazione degli oceani: i denti degli squali sotto attacco

Non solo coralli: il nuovo fronte del rischio

Massimo 14 secondi fa Commenta! 6
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Quando si parla di acidificazione degli oceani, di solito si pensa subito alle barriere coralline che perdono la loro struttura. Ma i coralli non sono gli unici a soffrire. Una nuova ricerca condotta all’Università Heinrich Heine di Düsseldorf, pubblicata su Frontiers in Marine Science, dimostra che anche i denti degli squali sono in pericolo. Nonostante siano tra le armi naturali più temute e perfette della biologia marina, la loro resistenza chimica cede davanti all’abbassamento del pH.

Contenuti di questo articolo
Il problema del pH in discesaL’esperimento sui denti di squalo pinna neraArmi affilate che cedonoEfficienza e debolezzaLa questione energeticaRipercussioni sugli ecosistemi mariniUn avvertimento per il futuroUno sguardo più ampioPunti chiavePer chi segue la scienza del mare

Il problema del pH in discesa

Il valore medio del pH oceanico oggi è attorno a 8,1. Sembra un numero stabile, ma la proiezione al 2300 parla chiaro: 7,3. Potrebbe sembrare una variazione minima, e invece significa un’acidità quasi dieci volte maggiore rispetto a quella attuale. È un cambiamento che non riguarda soltanto gli ecosistemi corallini, ma anche la biologia di animali predatori all’apice della catena come gli squali.

L’esperimento sui denti di squalo pinna nera

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I ricercatori hanno scelto di lavorare con i denti di squalo pinna nera del reef, riconoscibile per le estremità scure delle pinne. Sono stati raccolti più di 50 denti persi da esemplari in cattività e incubati per otto settimane in vasche da 20 litri, con due diverse condizioni:

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  • acqua a pH 8,1 (quella attuale);
  • acqua a pH 7,3 (scenario futuro di acidificazione).

I risultati non lasciano dubbi. I denti immersi in acqua più acida hanno mostrato crepe, fori e maggiore corrosione delle radici. Le superfici apparivano più irregolari e, nelle immagini bidimensionali, i denti sembravano persino più grandi, anche se non erano cresciuti: era la struttura esterna a essersi deformata.

Armi affilate che cedono

Il biologo Maximilian Baum, autore principale dello studio, lo spiega senza giri di parole: i denti degli squali sono lame perfette, ma non sono immuni all’acido. La loro composizione a base di fosfati altamente mineralizzati non basta a proteggerli in condizioni di acidità elevata. Quello che oggi appare come un apparato imbattibile nella predazione, domani potrebbe rivelarsi fragile.

Efficienza e debolezza

Elefanti marini

Le analisi condotte dal team hanno mostrato un paradosso interessante: una superficie dentale più irregolare potrebbe migliorare la capacità di taglio, come una lama seghettata. Ma allo stesso tempo rende il dente più vulnerabile a fratture e rotture. Nel lungo periodo, questo squilibrio rappresenterebbe un problema serio per la sopravvivenza degli squali.

La questione energetica

Gli squali hanno una caratteristica particolare: rinnovano i denti durante tutta la vita. In un oceano più acido, però, i costi di produzione e rimineralizzazione aumenterebbero. Come sottolinea il ricercatore Sebastian Fraune, gli esemplari viventi potrebbero compensare, ma a un prezzo alto in termini energetici.
Più energia spesa per rigenerare i denti significa meno risorse per la crescita, la riproduzione e altre funzioni vitali. In un ambiente già alterato dai cambiamenti climatici, questa pressione aggiuntiva rischia di ridurre ulteriormente la loro capacità di mantenere il ruolo di predatori dominanti.

Ripercussioni sugli ecosistemi marini

Oceani

Gli squali non sono semplici cacciatori solitari. Sono regolatori degli ecosistemi. Controllano le popolazioni di pesci erbivori e predatori intermedi, mantenendo in equilibrio le catene alimentari. Se la loro efficienza di caccia cala a causa di denti più fragili, le conseguenze si ripercuotono sull’intero ecosistema marino.
Un crollo della popolazione degli squali comporterebbe, a cascata, l’espansione di specie preda, la riduzione di altre popolazioni e, in ultima analisi, un ecosistema meno stabile e meno produttivo.

Un avvertimento per il futuro

Lo studio sui denti non è solo un esercizio accademico. È un avvertimento. Ci dice che l’acidificazione non colpisce soltanto i coralli o i molluschi con gusci di carbonato di calcio, ma anche strutture biologiche considerate più resistenti. Il pH degli oceani, se continua a scendere, cambierà la biologia stessa degli squali e, con loro, quella degli ecosistemi.

Uno sguardo più ampio

L’acidificazione è il risultato diretto delle emissioni di CO₂. Circa un terzo di quella rilasciata nell’atmosfera dagli esseri umani viene assorbita dagli oceani, trasformandosi in acido carbonico. Il fenomeno non si limita ai denti degli squali: minaccia la calcificazione di crostacei, molluschi, plancton e coralli. Tutti elementi che costituiscono la base delle catene alimentari marine.

Sentinel-2

Punti chiave

  • Oggi il pH medio oceanico è 8,1; entro il 2300 potrebbe scendere a 7,3.
  • Denti di squalo incubati a pH 7,3 hanno mostrato crepe, fori e corrosione.
  • Superfici più irregolari aumentano l’efficienza di taglio ma riducono la resistenza.
  • Gli squali possono sostituire i denti, ma a costi energetici elevati in acque più acide.
  • Un calo nella loro capacità predatoria mette a rischio l’equilibrio dell’ecosistema marino.

Per chi segue la scienza del mare

I denti degli squali sono simbolo di forza e resistenza. Sapere che perfino queste strutture possono cedere davanti all’acidificazione ci dà la misura della trasformazione che stiamo imponendo agli oceani. Se vuoi rimanere aggiornato sulle ultime ricerche che spiegano come i mari stiano cambiando sotto la pressione della CO₂, segui le nostre analisi su tech.iCrewPlay.com: ogni settimana nuovi approfondimenti su ambiente, scienza e tecnologia legati al futuro del pianeta.

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