Per quasi quarant’anni è stato un simbolo di grandezza e resistenza, il più imponente tra gli iceberg ancora in circolazione. Oggi A-23A, conosciuto come il “re degli iceberg”, sta perdendo la sua corona: spinto dalle correnti dell’Atlantico meridionale, si sta frammentando in blocchi enormi e il suo dominio sembra ormai agli sgoccioli.
Dal trionfo alla disfatta
Quando si staccò dalla piattaforma di ghiaccio Filchner-Ronne nel 1986, A-23A era un colosso di 4.000 chilometri quadrati, grande più della Valle d’Aosta e del Trentino messi insieme. Per oltre tre decenni rimase quasi immobile vicino all’Antartide, incagliato come una fortezza naturale. Poi, nel 2020, ha ripreso a muoversi verso nord, affrontando l’oceano aperto.
Il viaggio però non gli ha portato fortuna. Intrappolato in una corrente che gira attorno all’isola della Georgia del Sud, ha iniziato a sgretolarsi a ritmi impressionanti. Oggi la sua superficie si è ridotta a circa 1.700 chilometri quadrati, perdendo l’80% della massa originaria. Ogni nuovo distacco genera pezzi grandi quanto una metropoli, circa 400 chilometri quadrati.

Il verdetto degli scienziati
Secondo gli esperti del British Antarctic Survey, l’iceberg non ha scampo: continuerà a frammentarsi e si sposterà verso nord-est, fino a dissolversi del tutto. Andrew Meijers, uno dei ricercatori, ha spiegato che “siamo alla fine del ciclo di vita di un gigante che ha resistito più a lungo della maggior parte degli iceberg mai osservati”.
La sua sigla non è casuale: A-23A è il ventitreesimo iceberg registrato nell’area del mare di Weddell da quando, nel 1978, è iniziato il monitoraggio ufficiale. La lettera “A” indica proprio il settore dell’Antartide in cui si è originato.
Un nuovo leader tra i giganti di ghiaccio
Con la perdita di massa, A-23A ha ceduto lo scettro. Oggi l’iceberg più grande in circolazione è il D-15A, che misura circa 3.000 chilometri quadrati e si trova nei pressi della stazione di ricerca australiana Davis. Per il vecchio re resta un posto d’onore, ma la sua discesa in classifica sarà rapida: la disintegrazione procede di giorno in giorno.
Effetti oltre i numeri

La fine di A-23A non è solo un dato da record. Giganti di ghiaccio di queste dimensioni hanno un impatto concreto sugli ecosistemi marini. Il rilascio di enormi quantità di acqua dolce modifica la salinità, influisce sulla circolazione delle correnti e può alterare le abitudini della fauna, dai krill alle balene.
Per gli scienziati, osservare la sua frammentazione è anche un’occasione per capire meglio come il clima e le correnti oceaniche plasmino la vita e la morte degli iceberg. La caduta del re ricorda che, nonostante le dimensioni titaniche, anche i colossi di ghiaccio hanno un ciclo vitale destinato a finire.
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