Sono trascorsi alcuni mesi dagli scandali legati all’utilizzo di FaceApp, ma delle nuove dichiarazioni hanno ricordato che l’applicazione potrebbe essere una minaccia per la sicurezza nazionale di un paese.
Queste preoccupazione arrivano direttamente dal Federal Bureau of Investigation (FBI) che ha etichettato il software di modifica delle foto come un potenziale elemento di controspionaggio appartenente al governo russo.
Siccome non è stato possibile individuare delle tracce di attività malevole, non hanno tardato ad arrivare le polemiche contro quella che potrebbe trattarsi di una vera e propria caccia alle streghe. Gli unici dubbi potrebbero trovare delle conferme quando si parla dei permessi che vengono richiesti dall’applicazione.
Attraverso l’accettazione dei termini di servizio di FaceApp, vengono ceduti in modo irrevocabile tutti i diritti sui dati e le foto caricate per modificarle. In realtà si tratterebbe di una procedura molto comune, ma non sono mancate le ipotesi riguardo una collaborazione tra gli sviluppatori ed il governo della Russia.
Soltanto nel mese di luglio 2019, l’applicazione ha potuto contare su 30 milioni download, scalando immediatamente le classifiche di App Store e Play Store.
Questa rapida diffusione (di un software russo) ha suscitato molte preoccupazioni all’interno del governo americano.
Proprio in questi mesi il senatore Chuck Shumer ha chiesto alla Federal Trade Commission di avviare un’indagine nazionale sulla sicurezza e la privacy di FaceApp, per scoprire se i dati raccolti rispettano la privacy, oppure sono davvero inviati al governo russo.
In passato i creatori di questo software avevano già negato qualsiasi coinvolgimento con il governo, aggiungendo che le foto restavano sui loro server solamente per 48 ore prima di essere eliminate.
Il tempismo con cui si sono manifestati questi timori fanno pensare che gli Stati Uniti stiano cercando in tutti i modi di evitare l’influenza della Russia per quanto riguarda le prossime elezioni del 2020. Sull’intera vicenda ha voluto esprimersi anche il Cremlino, il quale ha commentato dicendo che non è possibile fermare l’espansione del libero mercato.