Un oggetto misterioso, velocissimo, e vecchio quanto… due universi. Ok, forse non proprio due, ma quasi: la cometa 3I/ATLAS ha appena fatto il suo ingresso nel Sistema Solare e ha già riscritto le regole. E sai chi l’ha vista per primo? Non i classici telescopi spaziali. Ma il nuovissimo Rubin Observatory, che l’ha fotografata ancora prima che qualcuno sapesse della sua esistenza.
Un visitatore da molto, molto lontano
3I/ATLAS non è una cometa qualsiasi. È il terzo oggetto interstellare mai osservato mentre attraversa il nostro quartiere cosmico, dopo ‘Oumuamua nel 2017 e Borisov nel 2019. Significa che non nasce qui: proviene da un altro sistema stellare, magari lanciata da qualche antico cataclisma gravitazionale, e ora sta sfrecciando verso il Sole a oltre 60 chilometri al secondo.
E se ti sembra veloce… lo è. Più veloce degli altri due. Più antico. E, secondo le prime analisi, potenzialmente più interessante per capire com’è fatto un pezzo di universo primordiale.
Il Rubin Observatory ci vede lungo. Lunghissimo
È il 21 giugno 2025. Il Rubin Observatory — ancora in fase di test — sta scrutando una porzione di cielo sopra le Ande cilene. Nessuno lo sa ancora, ma nelle sue immagini c’è qualcosa di strano. Quel qualcosa, dieci giorni dopo, verrà identificato ufficialmente come 3I/ATLAS.
Non è un caso. Il Rubin è un mostro da fotografia: con la sua camera da 3,2 gigapixel, la più grande mai montata su un telescopio, può catturare milioni di stelle e galassie in poche ore. E infatti, quando ha pubblicato le sue prime immagini al pubblico il 23 giugno, ci ha messo dentro anche supernove e galassie lontane. Senza nemmeno accorgersene, aveva già immortalato una cometa venuta da un altro mondo.

Cometa vera, con tanto di coda
Le immagini di Rubin mostrano una coma attiva: gas e polveri che si staccano dal nucleo ghiacciato mentre si avvicina al Sole. Il comportamento è da cometa classica, ma la traiettoria è tutto tranne che normale: iperbolica, cioè aperta. Tradotto: 3I/ATLAS non tornerà mai più.
Nel frattempo, anche altri telescopi si sono messi in coda. Il sistema ATLAS (che dà il nome alla cometa) l’ha osservata tra il 25 e il 29 giugno. Il Deep Random Survey e Gemini North l’hanno immortalata tra Cile e Hawaii. Ma Rubin resta il primo, e con le immagini a più alta risoluzione mai ottenute finora.
Quanto è vecchia? Molto. Forse troppo
Un dato che fa riflettere: potrebbe avere almeno due miliardi di anni in più del nostro Sistema Solare. Due. Miliardi. Di. Anni.
Questo vuol dire che potremmo avere sotto osservazione una cometa nata in un altro sistema planetario, molto più antico del nostro. Se così fosse, 3I/ATLAS è letteralmente una capsula del tempo che ha attraversato lo spazio profondo per miliardi di anni… finendo dritta davanti ai nostri occhi.
Ovviamente sono analisi preliminari (lo studio è su arXiv, non ancora peer-reviewed), ma il potenziale scientifico è enorme.
Fine corsa (per Rubin)
Il 22 agosto, la cometa uscirà dal campo visivo del Rubin Observatory. Da lì in poi, toccherà ad altri seguirla. Ma i dati raccolti finora resteranno una pietra miliare: sono i primi, e i più nitidi, mai ottenuti per un oggetto interstellare al momento del suo ingresso.
E proprio questo rende 3I/ATLAS così speciale: ci sta insegnando come riconoscere e studiare questi viaggiatori cosmici prima ancora che sappiamo di averli incontrati.
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