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Lettura: 3I/ATLAS ha acceso i propulsori? Cosa rivela davvero la cometa interstellare
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3I/ATLAS ha acceso i propulsori? Cosa rivela davvero la cometa interstellare

Tutto quello che sappiamo sulla misteriosa cometa interstellare

Massimo 47 secondi fa Commenta! 7
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Quando un oggetto proveniente da un altro sistema solare cambia leggermente traiettoria, la comunità scientifica si divide. È ciò che sta accadendo con 3I/ATLAS, la terza cometa interstellare mai osservata, già protagonista di un dibattito acceso: semplice corpo ghiacciato o sonda artificiale?

Contenuti di questo articolo
Che cos’è 3I/ATLASL’anomalia nella traiettoriaCosa mostrano i telescopiConfronto con ‘Oumuamua e BorisovLa posizione ufficiale degli enti di ricercaPerché la coda non si vedeL’importanza di 3I/ATLAS per la scienzaProssimi passiConclusione

La domanda sembra fantascientifica, ma parte da dati reali. E capire cosa stia accadendo richiede un approccio scientifico, non sensazionalista.

Che cos’è 3I/ATLAS

3I/ATLAS è stata individuata dal Rubin Observatory come un oggetto in arrivo dallo spazio interstellare, simile ai precedenti 1I/‘Oumuamua e 2I/Borisov. Si muove su un’orbita retrograda, con un’eccentricità superiore a uno: questo significa che non è legata gravitazionalmente al Sole e che non tornerà mai più.

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Ciò che ha attirato l’attenzione non è solo l’origine, ma il comportamento. Dopo il passaggio vicino al Sole, 3I/ATLAS ha mostrato una piccola accelerazione non spiegabile unicamente dalla gravità. Un’anomalia che ha spinto qualcuno a parlare di “propulsori accesi”.

L’anomalia nella traiettoria

3i-atlas-ha-acceso-i-propulsori

I calcoli della NASA e dell’ESA confermano una lieve spinta residua, ma le cause restano naturali. Le comete, quando si avvicinano al Sole, rilasciano gas e polveri dai loro ghiacci: il fenomeno è chiamato degassamento, e funziona come un minuscolo motore a reazione. Anche una quantità minima di vapore può alterare la rotta.

Il problema è che la spinta misurata in questo caso appare un po’ troppo alta rispetto all’attività visibile. Questo divario ha alimentato le ipotesi più fantasiose, ma finora nessuna prova concreta suggerisce un’origine artificiale.

Cosa mostrano i telescopi

Le osservazioni spettroscopiche hanno individuato CO2 e metano, ma pochissima acqua. La chioma è compatta e la coda quasi assente. Tutti indizi coerenti con una cometa, ma non del tipo classico. Potrebbe provenire da una regione estremamente fredda del suo sistema di origine, dove l’acqua è meno abbondante e la composizione chimica è dominata da anidride carbonica.

Le immagini ad alta risoluzione mostrano piccoli getti diretti verso il Sole, un effetto raro ma già documentato in altre comete. È un’illusione prospettica generata dal punto di vista terrestre e dal vento solare, non un “getto controllato”.

Confronto con ‘Oumuamua e Borisov

Oumuamua

‘Oumuamua non mostrava alcuna chioma, solo un’accelerazione misteriosa. Borisov invece si comportava come una cometa tradizionale. 3I/ATLAS si colloca nel mezzo: ha un’attività reale ma atipica. È meno spettacolare nelle immagini, ma più preziosa per i modelli astronomici.

Gli astrofisici la considerano un laboratorio naturale per studiare come il materiale interstellare reagisce alla luce solare e quanto possano variare le composizioni dei corpi provenienti da altri sistemi planetari.

Le tre ipotesi in gioco

  1. Cometa naturale con degassamento forte ma localizzato
    L’accelerazione deriva da piccole regioni che rilasciano CO2 in modo anisotropo. È la spiegazione più probabile.
  2. Errore nei modelli di densità e massa
    Se l’oggetto è più poroso o leggero di quanto stimato, basta meno gas per generare la spinta osservata.
  3. Influenze elettromagnetiche o vento solare
    Ipotesi minoritaria ma discussa: cariche superficiali o interazioni con il plasma solare potrebbero introdurre effetti minimi non ancora calcolati con precisione.

Nessuna di queste opzioni implica una tecnologia attiva.

La posizione ufficiale degli enti di ricerca

3i-atlas-ha-acceso-i-propulsori

La NASA JPL ha pubblicato una soluzione orbitale con termini non gravitazionali coerenti con un’attività moderata. L’ESA NEOCC preferisce un modello più prudente, limitando i parametri fino a ottenere più dati.
Nel frattempo, un gruppo del Center for Astrophysics Harvard–Smithsonian lavora su un modello termico-rotazionale: secondo le loro simulazioni, la spinta varia con la fase della rotazione, non con la distanza dal Sole. Se confermato, questo chiuderebbe il caso.

Perché la coda non si vede

Molti si chiedono perché non esista una coda evidente. In realtà, la visibilità dipende da vari fattori: quantità di polvere, dimensione delle particelle e angolo di illuminazione. Se la cometa emette gas con poca polvere, la coda risulta fioca o invisibile ai telescopi ottici. È una condizione comune alle cosiddette comete a bassa polvere, già osservate in passato nel Sistema solare.

L’importanza di 3I/ATLAS per la scienza

Oltre al mistero, c’è una lezione pratica. Gli astronomi stanno rivedendo la definizione stessa di “cometa attiva”. Se bastano gas volatili diversi dall’acqua per generare spinta, bisogna aggiornare i criteri di classificazione.
L’analisi di 3I/ATLAS aiuterà anche a migliorare i modelli di previsione orbitale, fondamentali per le future missioni ESA Comet Interceptor e NASA Interstellar Probe.

Prossimi passi

3i-atlas-ha-acceso-i-propulsori

Nelle prossime settimane il corpo celeste si allontanerà dal piano dell’eclittica, rendendo più difficili le osservazioni ottiche. Saranno cruciali le misure radio e infrarosse, che potranno confermare la composizione e monitorare la variazione di luminosità.
Il James Webb Space Telescope potrebbe ancora catturare dati termici, ma la finestra di osservazione è breve. Ogni informazione sarà preziosa per determinare se la spinta segue la produzione di gas o se ci sono altri fattori in gioco.

Cosa serve per chiudere il dibattito

Gli astronomi puntano su quattro obiettivi chiave:

  • Spettri completi di CO2, CO e radicali OH.
  • Curve di luce continue per misurare la rotazione.
  • Polarimetria per valutare la presenza di polveri.
  • Astrometria ad alta precisione su un intervallo di mesi.

Solo così si potrà stabilire se l’anomalia dinamica è frutto di errori di modello o di processi fisici nuovi.

Conclusione

L’idea di “propulsori accesi” è suggestiva, ma non supportata dai dati. Tutto indica una cometa naturale, attiva in modo irregolare, proveniente da un sistema remoto. Più che una sonda aliena, 3I/ATLAS è un promemoria di quanto sia ampia e varia la chimica del cosmo.
Ogni anomalia osservata oggi serve a migliorare gli strumenti di domani, perché la prossima cometa interstellare potrebbe portare indizi ancora più importanti sulla nascita dei sistemi planetari.

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