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Lettura: 10 sottotipi di cellule cerebrali muoiono nei pazienti con Parkinson
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Scienza

10 sottotipi di cellule cerebrali muoiono nei pazienti con Parkinson

Denise Meloni 3 anni fa Commenta! 8
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Un sottotipo di cellule cerebrali che muoiono nei pazienti con Parkinson. Ad individuare questo fenomeno è stato un team di scienziati affiliato a diverse istituzioni negli Stati Uniti. Durante la loro ricerca hanno sfruttato una tecnica di sequenziamento dell’RNA per analizzare le cellule cerebrali nella substantia nigra e poi ha confrontato alcuni tipi che hanno trovato nel cervello dei pazienti con diagnosi di morbo di Parkinson con soggetti sani per identificare le differenze.

Sottotipi di cellule cerebrali
Quantificazione della vulnerabilità del sottotipo da alla degenerazione associata a pd.  a, grafico del vulcano che mostra or e fdr calcolati da masc (metodi) per ciascuno dei 68 cluster identificati nell’analisi snpc snrna-seq.  i cluster etichettati sono quelli significativamente (p <0,05 aggiustato per fdr) aumentati o esauriti in associazione con pd/lbd.  i punti e il testo sono colorati in base al tipo di cellula principale: verde scuro, neuroni da; giallo, microglia/macrofagi; viola, opc; cellule/periciti verde chiaro, endoteliali; rosa, astrociti.  b, or stima di dieci sottopopolazioni dopaminergiche identificate da masc.  il centro della barra corrisponde alla stima or ottenuta da masc, la larghezza corrisponde a 2,5 × sd della stima or da masc.  barre che attraversano lo zero (linea tratteggiata) non statisticamente significative (fdr-adjusted p > 0,05, n = 22, 048 neuroni da campionati su dieci donatori pd/lbd e otto donatori neurotipici).  c, a sinistra: punteggio di arricchimento della malattia (metodi) sovrapposto a una rappresentazione umap in bin dell’analisi integrativa di entrambi i neuroni pd/lbd e di controllo da (n = 10 individui pd/lbd e n = 8 controlli neurotipici).  a destra: espressione di geni selezionati utilizzati per convalidare la vulnerabilità del sottotipo tracciata sulla rappresentazione umap dei neuroni da.  d, immagini rappresentative di cellule triple positive per una popolazione da resistente alle malattie (th+ /calb1 + /tmem200a + ) e una popolazione vulnerabile alle malattie (th + /agtr1 + /sox6 +, metter il fondo a).  gli asterischi bianchi/neri indicano l’autofluorescenza indotta dalla neuromelanina mentre le frecce bianche mostrano l’autofluorescenza indotta dalla lipofuscina; le frecce grigie indicano rna puncta.  barre di scala, 10 μm.  e, boxplot che mostra le proporzioni di quattro popolazioni da su dieci donatori di tessuti pd e dieci di controllo snpc, determinate contando le immagini smfish dalle due procedure di colorazione (3. 258 e 2. 081 neuroni da contati rispettivamente per il primo e il secondo test) descritte in d.  la linea centrale del boxplot indica il valore mediano mentre i cardini superiore e inferiore indicano rispettivamente il primo e il terzo quartile di dati.  la distanza dei baffi tra i cardini superiore e inferiore rappresenta ≤1,5× intervallo interquartile.  tutti i punti rappresentano un singolo caso per ogni sottotipo come frazione del totale th + cellule contate.  +, positivo per marker; −, negativo per marker; nm, non misurato; ns, non significativo.  *p < 0,05 (p = 0,041 per calb1 + /tmem200a + /th +  confronto, p = 0,028 per calb1 + /tmem200a − /th + confronto, p = 0,009 per calb1 + /th +  confronto, p = 0,024 per sox6 + /agtr1 + /th +  confronto, p = 0,28 per sox6 + /agtr1 – /th +  esperimento e p = 0,015 per sox6 + /agtr1 − /th + confronto; wilcoxon rank-sum test bilaterale; metodi).  credito: nature neuroscience (2022).  doi: 10. 1038/s41593-022-01061-1

Ernest Arenas, con il Karolinska Institutetde in Svezia, ha pubblicato un articolo su News & Views nello stesso numero di rivista che delinea come è stato sviluppato lo studio unicellulare delle cellule cerebrali.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Neuroscience.

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Morte di un sottotipo di cellule cerebrali nei pazienti con Parkinson: ecco cosa dice la ricerca

Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa progressiva: i pazienti hanno problemi di equilibrio, difficoltà a parlare e tremori. Ad oggi, non esiste ancora una cura, ma alcune terapie farmacologiche riescono ad intervenire sui sintomi. Ricerche precedenti hanno evidenziato che la patologia si manifesta quando le cellule nervose nella substantia nigra (situata nel mesencefalo) si deteriorano per ragioni sconosciute. Di conseguenza, viene generata meno dopamina.

Parkinson, cellule cerebrali

Man mano che più cellule cessano di funzionare, i sintomi peggiorano. In questa nuova ricerca, l’equipe di studiosi ha studiato attentamente e più da vicino le cellule nervose della substantia nigra per scoprire quali di esse muoiono nei pazienti con il morbo di Parkinson.

I ricercatori hanno utilizzato una tecnica di RNA unicellulare recentemente sviluppata che sequenzia le singole cellule in un dato campione di tessuto. Gli scienziati se ne sono serviti  per determinare quali geni nelle cellule della substantia nigra stavano producendo proteine ​​e poi le hanno classificate in 10 sottotipi.

In un secondo step della ricerca, hanno osservato campioni di cervello estratti al momento della loro morte da 10 pazienti che avevano avuto il morbo di Parkinson (o demenza a corpi di Lewy). Successivamente gli scienziati hanno eseguito lo stesso tipo di sequenziamento dell’RNA su tutti i campioni e anche su più campioni di cervello raccolti da persone sane dopo la morte. Gli esperti hanno confrontato campioni di entrambi i gruppi alla ricerca di differenze e hanno trovato uno dei sottotipi di cellule cerebrali ridotte nei pazienti con morbo di Parkinson, risultando essere i più colpiti da questo fenomeno.

Per quanto riguarda la ricerca in Italia, il professor Alberto Albanese, responsabile dell’Unità Operativa di Neurologia 1 dell’Ospedale Humanitas di Milano ha dichiarato: “Entro un anno arriveranno novità importanti per i malati di Parkinson. Finora i farmaci curavano i sintomi ma nel futuro prossimo bloccheranno l’evolversi della malattia”.

Parkinson, cellule cerebrali

“[Il Parkinson] comincia con sintomi che, all’inizio, non riguardano l’apparato motorio. Per esempio, alcuni pazienti sperimentano una riduzione dell’olfatto o un disturbo del sonno Rem. In generale, chi è affetto da una malattia neuro-degenerativa nella fase Rem del sonno non controlla i movimenti. Spesso è il partner che si accorge di questo in quanto viene disturbato durante la notte”.

La cause del morbo di Parkinson sono da ricercare in  un basso livello di dopamina, un mediatore indispensabile per una corretta trasmissione di segnali chimici tra neuroni. Ad oggi, le terapie farmacologiche erano studiate per aumentare o supplire la funzione della dopat: “[ I farmaci] avevano molti effetti collaterali, come quello di stimolare alcune pulsioni normalmente inespresse. Nel tempo c’è stata un’evoluzione dei farmaci che ha ridotto alcuni effetti collaterali incluso quello dell’ispessimento delle valvole cardiache”.

Le malattia di  Parkinson è generata da cause sia di natura genetica che ambientale, con diversi geni coinvolti in varia misura: “La ricerca sta andando nella direzione di cure personalizzate. Si è capito che esistono ‘molte’ malattie di Parkinson e che le cure devono essere ottimizzate per il singolo paziente”.

I prossimi due anni saranno fondamentali per le strategie volte a bloccare la malattia: “Vi saranno novità da tre differenti linee di ricerca. La prima è quella genetica. Cominceranno le sperimentazioni di virus geneticamente modificati sull’uomo capaci di inserire geni che curano i sintomi e forse bloccano l’evolversi della malattia”.

Sottotipo di cellule cerebrali nel parkinson

Speranze anche da altre due linee di ricerca “Arriveranno anche anticorpi monoclonali capaci di combattere l’accumulo delle proteine, l’alfa-sinucleina, in particolari inclusioni dei neuroni. Infine, arriveranno farmaci più tradizionali che combatteranno la diminuzione della dopamina in maniera molto più raffinata che in passato”.

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